Il discorso di Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo non è solo un bilancio politico: è la resa dei conti di una classe dirigente che ha portato l’Europa nell’irrilevanza globale.
Per vent’anni ci hanno raccontato che l’Unione Europea bastasse a se stessa: una bolla di benessere che avrebbe comprato la pace consumando beni cinesi e vendendone agli americani. Oggi la Presidente ammette che questa illusione è tramontata. L’Europa non ha più sicurezza, non ha più influenza, non ha più autonomia.
Eppure, dopo la diagnosi, la terapia che propone resta sempre la stessa: prestiti, fondi straordinari, meccanismi opachi, alleanze temporanee. In una parola: burocrazia.
Von der Leyen parla di “indipendenza strategica” e “difesa europea”. Ma non osa nominare ciò che davvero serve: una Nazione Europea.
Una Nazione Europea
Non servono nuove task force, serve una Costituente. Non servono cerotti finanziari, serve una Repubblica d’Europa con un popolo unito, un governo democratico e delle forze armate unificate. Serve un esercito europeo, unico vero contrappeso diplomatico che possa garantire solidità alla nostra politica estera.
Con l’Ucraina fino alla Vittoria
Von der Leyen propone un “Reparations Loan” usando fondi russi congelati. Ma è l’ennesimo rattoppo tecnico. Non è con i “dispetti” che si prevale in politica estera, ma con una posizione ferma, inequivocabile e sorretta dalla forza necessaria (anche se non auspicabile) a intimorire chi vorrebbe imporre la sua volontà nel nostro continente.
La posizione ferma dev’essere dimostrata nei fatti: l’Ucraina deve subito entrare in Europa, in deroga a tutti i vincoli, con una moratoria di dieci anni per allinearsi agli standard comunitari. L’ingresso dell’Ucraina in Europa avrebbe lo stesso effetto che l’annessione delle province ucraine orientali ha avuto per la Russia: considerare Kiyv un pezzo del nostro stato, e l’invasione russa come una guerra di aggressione contro l’Europa.
Diritti e coerenza internazionale
Von der Leyen si scaglia contro Israele, e questo è lodevole, considerato il genocidio che si compie ormai da due anni a Gaza. Ma se la minaccia è l’ennesima lista di sanzioni simboliche, non ci siamo.
Se l’Europa vuole ambire a contare nel mondo, deve assumere un ruolo di responsabilità nel suo estero vicino. Israele è stato visto per decenni come l’alfiere occidentale nel mondo arabo. Si trattava di un’illusione anche allora, ma oggi è evidente che il suo ruolo non è quello di stabilizzare il Medio Oriente, quanto di tenerlo in costante stato di allerta, diviso e nel caos.
Questo Caos può far comodo a molti, ma non a noi europei. E porre fine a quel caos non è possibile se non si fa capire a chi lo sta promuovendo che le sue azioni avranno delle conseguenze dirette e immediate.
L’Europa dovrebbe sanzionare Israele esattamente come sta sanzionando la Russia, rimarcando la sua coerenza in politica internazionale e il supporto ai popoli oppressi dall’invasore.
In sintesi
Il discorso di Ursula von der Leyen è importante perché, per la prima volta, la classe dirigente dell’UE ammette che il modello attuale non funziona più. Ma la sua risposta resta prigioniera dei tecnicismi.
European Nation risponde con una visione:
Una Repubblica d’Europa sovrana, democratica, unita, giusta.
Non una somma di Stati. Non un comitato di governi. Ma una vera patria comune.
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