1 – Patria e Destino
La Nazione Europea
Per troppo tempo, abbiamo pensato all’Europa come a una fragile alleanza tra Stati sovrani, prigionieri di interessi particolari e visioni contrastanti. Ma la realtà storica è diversa: l’Europa è una sola comunità culturale e politica, plasmata da trenta secoli di interazioni tra i suoi popoli. È giunto il momento di riconoscerci per quello che siamo: un’unica nazione con un destino comune, formata dal contributo dei popoli greci, latini, germanici e slavi.
Questa Europa non è il prodotto di un’ideologia artificiale, ma il frutto vivo di una storia condivisa. Essa si fonda su sei pilastri culturali, che hanno dato forma alla nostra civiltà:
- La cultura greca, culla della filosofia, della scienza, dell’estetica e della politica
- La cultura latina, che ci ha donato il diritto, le istituzioni e l’idea di un ordine universale.
- La cultura germanica, che ha dato all’Europa la sua etica del dovere, il rispetto per la libertà individuale e la grande tradizione filosofica e scientifica che ha illuminato il mondo moderno.
- La cultura slava, che ha arricchito l’Europa con la sua spiritualità, la sua vitalità, la sua visione comunitaria della società.
Ciò che fino ad ora è mancato non è una nazione, ma il coraggio di darle uno stato.
La Forza nell’Unità
I popoli europei sono ostaggio di partiti populisti di destra, che si definiscono “Sovranisti” e di partiti populisti di sinistra che si definiscono “Socialisti”. I primi cercano di impedire la nascita dell’Europa per timore di perdere il potere, i secondi tentano di mantenerla un mostro tecnocratico per timore che i popoli li spazzino via.
Serve una forza che superi lo scetticismo della destra e la tecnocrazia della sinistra, in un grande movimento europeo che dia alla nostra nazione uno stato unitario.
Oggi, il mondo è dominato da giganti geopolitici come gli Stati Uniti, la Cina, l’India e la Russia. In questo scenario, gli Stati europei, presi singolarmente, sono irrilevanti. Nessuno di questi ha il peso economico, politico e militare per competere da sola.
La politica non aspetta le divisioni europee. Mentre l’Europa discute su trattati e sovranità nazionali, le grandi potenze agiscono con decisione. La Russia attacca, la Cina espande la sua influenza economica, gli Stati Uniti dettano le regole, scavalcandoci.
L’economia non ha rispetto per i piccoli Stati. Francia, Germania, Italia, Spagna e gli altri Paesi europei da soli non possono competere con le superpotenze economiche. Solo un’economia unificata può proteggere le industrie europee e garantire prosperità.
La Missione dell’Europa
L’Europa è il continente dell’equilibrio tra individuo e comunità, tra libertà e legge, tra sacro e razionale. Ha inventato la politica, il diritto, la rappresentanza. Ha sperimentato tutte le forme di governo. Oggi la sua missione storica è quella di difendere l’eredità il futuro di tutti i popoli che ne fanno parte, e per far questo deve diventare una potenza, e darsi una missione globale. Questa missione, per European Nation, è quella di garantire la Pax Europea: un continente pacificato al proprio interno, che agisce come polo di equilibrio geopolitico nel mondo.
Nel XXI secolo, tre potenze possono garantire ordine: Stati Uniti, Cina, Europa. Solo l’Europa può essere la potenza di equilibrio: garante dell’ONU, promotrice di un Codice Universale del Diritto Internazionale. Laddove Washignton persegue l’imperialismo mascherato da ordine, e Pechino il totalitarismo mascherato da democrazia, l’Europa deve essere il faro per chiunque creda nella pace, nello stato di diritto, nella fratellanza tra le nazioni.
Per assolvere la sua missione, l’Europa deve diventare uno stato sovrano.
Non una riforma ma una Fondazione
Non si tratta di riformare le istituzioni europee. La riforma manterrebbe al potere i burocrati di Bruxelles, che percepiscono l’UE come una tecnocrazia nella quale loro deliberano, e i popoli ubbidiscono. Hanno ragione gli euroscettici, quando dicono che Bruxelles non li rappresenta: sbagliano quando pensano che la soluzione sia tornare ai “bei tempi andati” degli staterelli e dei campanilismi.
European Nation si propone di essere la forza politica continentale che saprà realizzare l’unità popolare europea: non un mostro burocratico, né un fantasma politico. Uno Stato per una Nazione, che sia popolare, democratico e forte.
L’Iniziativa Popolare Europea
Né gli Stati, né le istituzioni europee esistenti possono fondare l’Europa. Solo il Popolo Europeo, in quanto soggetto storico e giuridico, ha questo diritto. Ha diritto alla sovranità perché è già una Nazione. La Fondazione dovrà avvenire con un processo costituente diretto: elezioni, Assemblea, Costituzione, ratifica popolare. Nessuna delega ai vecchi stati: un’iniziativa popolare europea, su tutto il continente, che porti ad una Costituente Continentale e ad una Costituzione.
Il ruolo di European Nation
European Nation non vuole sostituirsi ai partiti nazionali. Il suo compito è costituente. Una volta ottenuto il supporto dei cittadini e guadagnato il peso politico necessario alle elezioni per il Parlamento Europeo, farà approvare la Legge di Iniziativa Popolare Europea con la quale verrà convocata un’Assemblea Costituente che rediga la Costituzione dell’Europa.
Fondare l’Europa
Il vecchio ordine giuridico, fatto di sovranità statali e di compromessi intergovernativi, ha esaurito la sua funzione storica. L’Unione Europea non ha mai avuto una legittimazione popolare diretta. L’Europa non nascerà da un compromesso tra governi, né da una riforma dell’Unione Europea. Il progetto di European Nation nasce, invece, dal basso:
- Restituire ai popoli europei il diritto di scegliere
- Fondare uno stato europeo per volontà popolare
La Nazione Europea è sovrana, e come tale decide. La sua fondazione sarà un atto di sovranità popolare continentale. La legittimità della nuova Europa deriverà direttamente dalla volontà dei cittadini europei, non dalla concessione degli Stati.
L’Assemblea costituente
La Costituzione dell’Europa non sarà il frutto di una trattativa diplomatica, ma di un grande momento di partecipazione democratica. Per questo, European Nation propone la convocazione di un’Assemblea Costituente Europea, composta da rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei, con un unico mandato: scrivere la nuova Costituzione dell’Europa.
Essa sarà eletta con suffragio universale, lavorerà in modo pubblico e trasparente, con la partecipazione attiva di università, istituzioni culturali, organizzazioni civiche e reti associative, definendo la forma istituzionale dello Stato europeo.
Il processo costituente si concluderà con un referendum pan-europeo, nel quale ogni cittadino potrà esprimersi direttamente. La Costituzione sarà approvata se otterrà la maggioranza assoluta dei voti su scala continentale.
Un Referendum Continentale
Non saranno gli Stati a decidere la nascita dell’Europa. Saranno i Popoli europei, ciascuno nella propria identità storica e culturale, a ratificare il nuovo patto di Nazione. Per questo, il voto sarà organizzato secondo il principio delle circoscrizioni regionali: ogni regione di ogni stato attualmente componente l’Unione Europea sarà una circoscrizione elettorale separata.
La Costituzione sarà valida per tutta l’Europa, tranne nelle circoscrizioni in cui si verifichino un’affluenza inferiore al 50% degli aventi diritto e una percentuale di “NO” superiore ai 2/3 dei totali.
In questi casi, si procederà a un secondo turno locale (entro 6 mesi). Se anche in questo secondo turno vincerà il “NO”, quella regione resterà temporaneamente esclusa dal nuovo Stato europeo, con facoltà di rientro entro 5 anni (tramite nuovo referendum) alle stesse condizioni degli altri. Dopodiché potrà farlo alle condizioni previste dal meccanismo di adesione standard, previsto nella Costituzione. Durante questo periodo di tempo sarà garantita la partecipazione come osservatore ai lavori delle istituzioni europee.
La Costituzione Europea
La storia europea è una scuola millenaria di legittimità, diritto e rappresentanza. È il continente che ha inventato, la polis greca e il diritto romano, la civiltà dei comuni e l’equilibrio tra Impero e Papato, la modernità politica e lo Stato di diritto, le monarchie costituzionali, i parlamenti, le rivoluzioni. La Costituzione dell’Europa sarà il culmine di questa tradizione. Non una tabula rasa, ma una sintesi delle esperienze politiche e giuridiche più avanzate del nostro continente.
La Nuova Europa non sarà né tecnocratica né utopistica. Sarà uno Stato efficace, giusto e inclusivo. Dovrà essere liberale nelle istituzioni, socialista nella tutela dei diritti, patriottica nella difesa della sovranità, libertaria nella promozione delle libertà civili, e sociale nella difesa dei più deboli.
L’identità dell’Europa sarà quella di uno Stato organico unitario, nato dalla Nazione europea, e non una Federazione di Stati. La Costituzione normerà le principali istituzioni:
- Un Presidente eletto dal popolo europeo;
- Un Parlamento bicamerale con una Camera Popolare e un Senato dei Popoli;
- Un’Assemblea dei Cittadini che controlli le istituzioni;
- Un Governo europeo con competenze esclusive su esteri, difesa, moneta, energia, commercio, infrastrutture, ricerca;
- Una Corte Suprema, un Tribunale Costituzionale, un sistema giudiziario comune;
- Un sistema fiscale unificato e un Bilancio europeo trasparente;
- Un Codice europeo dei diritti sociali, civili e politici;
- Il riconoscimento della cittadinanza europea automatica per tutti i cittadini degli Stati attuali;
- Un meccanismo chiaro per l’uscita volontaria e per la reintegrazione futura dei popoli che inizialmente non aderiranno.
La transizione istituzionale
Le vecchie istituzioni europee e statali saranno gradualmente assorbite o sciolte. Gli stati costituenti continueranno ad esistere come entità regionali, a tutelare gli interessi delle loro comunità e la cultura dei loro popoli (come la lingua, le tradizioni, la spiritualità, il paesaggio) ma il potere legislativo sarà devoluto al Parlamento Europeo, e quello esecutivo al Governo Continentale. Le nuove istituzioni nazionali saranno attivate secondo quanto previsto dalla nuova Costituzione.
Il ruolo di European Nation
European Nation è un movimento fondativo, non una consorteria di potere. Il suo obiettivo è guidare il processo costituente e dare forma giuridica alla Nazione Europea. Per questo non parteciperà alle elezioni degli stati, né alla gestione delle vecchie istituzioni europee. Una volta costituita la Nuova Europa, ne sarà la principale forza popolare, garantendo il rispetto dei principi sui quali questa sarà fondata.
FAQ
Non esiste una sola lingua, una sola cultura, una sola religione: come può l’Europa essere una nazione?
Le nazioni moderne non si fondano più su etnia o lingua unica, ma su un destino condiviso. L’Europa ha radici plurali, ma ha sviluppato nel tempo una coscienza politica, culturale e giuridica unitaria. Questo la rende una nazione storica, non una costruzione ideologica.
Non è questa solo una versione edulcorata del nazionalismo europeo?
Al contrario. È un suo superamento. Il nazionalismo esclude, il patriottismo europeo unisce. Non è una nazione “contro”, ma una nazione “per”.
Non state semplicemente cancellando le sovranità nazionali?
Le sovranità statali non sono sacre: sono strumenti. Quando non garantiscono più benessere, sicurezza e libertà, è legittimo che i cittadini li superino con strumenti più efficaci.
Chi decide che questa Nazione esiste? Voi?
No: lo deciderà il popolo europeo con un referendum. Se i cittadini accetteranno la Costituzione Europea, essa diventerà legittima come atto di sovranità collettiva.
La storia europea è fatta di guerre e rivalità. È realistico parlare di unità storica?
Proprio il superamento di secoli di guerra ha portato l’Europa a scoprire sé stessa come civiltà di equilibrio. L’unità non nasce dalla somiglianza, ma dalla consapevolezza reciproca.
Questo progetto non rischia di appiattire le identità locali?
Al contrario: la Nazione Europea dà spazio a ogni identità, garantendo che nessuna prevalga sulle altre. L’unità rafforza le diversità, incanalandole in una cornice comune.
Perché non riformare semplicemente l’UE?
Perché l’UE è un progetto tecnocratico, non fondativo. Una riforma non può trasformare una burocrazia in uno Stato. Serve un atto costituente.
Questo progetto non è utopico?
È più realista che continuare a fingere che 27 Stati possano competere globalmente da soli. L’alternativa al cambiamento è il declino.
Come si fa a unire cittadini che non si sentono europei?
Attraverso un processo di coinvolgimento democratico, culturale, simbolico e istituzionale. L’identità si costruisce con la partecipazione, non con l’imposizione.
Che differenza c’è tra European Nation e l’europeismo tradizionale?
L’europeismo tradizionale si accontenta dell’integrazione. European Nation vuole la fondazione di uno Stato. Non una somma di interessi, ma una Nazione giuridica e politica.
2 – Europa, Madre dei Popoli
Unità, Diritto, Democrazia
La Nuova Europa non sarà una confederazione di Stati, ma una Nazione politica indivisibile, articolata in circoscrizioni territoriali e culturali, senza confini interni. Il potere legislativo, esecutivo e giudiziario sarà esercitato da istituzioni comuni, continentali, unificate, ispirate ai principi di rappresentanza, equilibrio e trasparenza. La Nuova Europa garantirà uguaglianza di diritti per ogni cittadino, tutela delle lingue e delle culture locali, libertà civili e sociali difese da un Codice di Diritto Civile Europeo.
La Nuova Europa nascerà dalle sue istituzioni. E le sue istituzioni saranno lo specchio del suo popolo. Non una federazione di interessi, ma una Repubblica di popoli liberi e uguali, che hanno scelto di unirsi per volontà, e non per necessità. Le nuove istituzioni centrali dovranno riconoscere il diritto di ogni regione a mantenere le vecchie istituzioni (purché deleghino i poteri previsti) o a fondarne di nuove, secondo il principio del Libertarismo istituzionale.
Il Presidente dell’Europa
Il Presidente della Repubblica Europea, eletto a suffragio universale ogni 5 anni, con un sistema a doppio turno. Sarà il garante dell’unità e della sovranità europea, Capo dello Stato e delle Forze Armate. Sarà coadiuvato da un Vicepresidente, nominato in accordo con il Senato della Repubblica. Licenzierà le leggi varate dai corpi legislativi dello Stato, nominerà il Governo e sarà garante del suo operato, per sua diretta iniziativa o per iniziativa del Primo Ministro, nelle materie di ordinaria amministrazione.
Il Parlamento Europeo
Il potere legislativo principale spetterà ad un Parlamento bicamerale, espressione del principio democratico e di rappresentanza dei popoli. Esso si comporrà di:
- Una Camera dei Rappresentanti, composta da deputati eletti direttamente dai cittadini europei, cui spetterà in particolare l’elezione del Primo Ministro. Composta da un numero di seggi pari ad una circoscrizione per ogni milione di elettori, sarà eletta con sistema proporzionale, con una soglia di sbarramento del 5%. Vi potranno accedere partiti che avranno presentato la loro candidatura in almeno 15 circoscrizioni. I deputati avranno un mandato di 4 anni, e la Camera sarà rinnovata per il 50% ogni due anni.
- Un Senato della Repubblica, composto dai rappresentanti di ogni popolo europeo (cioè di ogni circoscrizione che ha sostenuto il Referendum Continentale) oltre che di uno per ogni minoranza non rappresentata come popolo europeo (come i Sinti, ad esempio) e di uno per ogni di minoranza etnica priva di cittadinanza, ma con numero superiore al milione di unità regolarmente residenti. Il suo compito sarà quello di proteggere gli interessi dei popoli e degli stati federati, e di approvare le riforme costituzionali. Questa struttura garantirà una democrazia autentica, senza veti incrociati tra governi nazionali, ma con un equilibrio tra rappresentanza popolare e autonomie locali.
L’Assemblea dei Cittadini
In Europa, la democrazia deve evolversi oltre il modello puramente rappresentativo, tipico delle vecchie democrazie liberali, creando uno strumento di democrazia diretta che permetta ai cittadini di esercitare un controllo sulle istituzioni, e proteggerle da eventuali derive autoritarie. Per questo l’Europa istituirà un’assemblea digitale permanente, l’Assemblea dei Cittadini.
Ogni cittadino, tramite la propria identità digitale europea (E – ID) potrà accedere all’Assemblea dei Cittadini ed esercitare i propri diritti politici. La tecnologia Blockchain garantirà sicurezza al sistema, e l’intelligenza artificiale gestirà dibattiti e analisi delle proposte legislative.
L’Assemblea dei Cittadini avrà il potere di negare la fiducia al governo al momento della sua costituzione sciogliere il parlamento, con maggioranza qualificata e quorum, votare l’impeachment del Presidente (con le stesse regole), presentare leggi di iniziativa popolare al Parlamento, presentare e votare Referendum, convocare i membri delle istituzioni in audizione. Inoltre avrà accesso alle sedute delle istituzioni europee ed al loro archivio di corrispodenza. Potrà infine organizzare comitati di controllo temporanei o permanenti sul lavoro delle istituzioni, sullo stato del paese e su temi specifici di natura sociale, economica e politica.
Ogni cittadino avrà la possibilità di aprire un profilo istituzionale certificato tramite il quale potrà partecipare a forum di discussioni, organizzarsi in gruppi, e aderire come elettore ai Comitati, o raccogliere sottoscrizioni per partecipare alla creazione di Comitati. I documenti prodotti dai comitati avranno valore di atto pubblico, e saranno pubblicati nella Gazzetta dell’Assemblea dei Cittadini.
Il Governo Continentale
Diretto da un Primo Ministro di nomina presidenziale approvato dal Parlamento e dall’Assemblea dei Cittadini, il Governo Europeo sarà composto da Ministeri. Ogni Ministero sarà organizzato in Dipartimenti Generali (che si occuperanno di gestire l’ordinaria amministrazione nei vari ambiti di competenza) e Dipartimenti Speciali (che seguiranno progetti specifici). I loro bilanci saranno pubblici e sottoposti a revisione dai comitati dell’Assemblea dei Cittadini.
Dal Governo dipenderanno anche i Comitati e gli Istituti centrali, come l’Accademia Nazionale Europea, l’Organizzazione Europea del Lavoro, l’Agenzia Investigativa Europea e così via, anch’essi dotati di bilanci autonomi e sottoposti a revisione.
I governi regionali manterranno le competenze relative ai servizi sanitari, educativi e di sicurezza di base, e si rapporteranno con il governo centrale tramite una Conferenza Permanente di Governance.
Una Giustizia comune
Il sistema giudiziario europeo sarà unico, articolato, specializzato e digitalizzato. Al vertice si troverà una Corte Suprema, garante dell’unità del diritto. Una rete di Tribunali Europei Decentrati garantirà lo svolgimento dei processi in tempi brevi, privilegiando la certezza della pena sulla gravità.
I 27 sistemi giuridici oggi esistenti in Europa sono il frutto di storie e tradizioni diverse, ma anche il lascito di un’eredità comune che affonda le sue radici nel diritto romano, nel pensiero illuminista e nella cultura della civiltà europea. La Nuova Europa non cancellerà questa ricchezza: la sintetizzerà.
Per questo nascerà il Corpus Juris Civilis Europeo: un insieme codificato di norme, ispirato ai modelli più avanzati dei sistemi giuridici nazionali, capace di fondere i migliori principi del diritto romano, germanico, slavo e nordico in un sistema organico e sovrano. Una Commissione Costituente Giuridica si occuperà di redigere i Cinque Codici Fondamentali:
1. Codice Penale Europeo
2. Codice Civile Europeo
3. Codice del Lavoro Europeo
4. Codice Amministrativo Europeo
5. Codice dei Diritti e delle Istituzioni
L’unificazione giuridica sarà graduale, progressiva e irreversibile: per un periodo transitorio, i vecchi ordinamenti resteranno in vigore nelle materie non ancora armonizzate, purché compatibili con la Costituzione europea. La Corte Suprema Europea garantirà l’unità dell’interpretazione giuridica e il primato della legge europea su ogni altra fonte. Ogni cittadino avrà il diritto di appellarsi direttamente alle giurisdizioni federali, anche in contrasto con le normative locali.
Un diritto coerente
Uno stato che abbia l’ambizione di proiettarsi nel mondo e nella storia non può ignorare il rapporto esistenziale che ormai intercorre tra il diritto nazionale e quello internazionale. Se vogliamo che l’Europa sia qualcosa di diverso dagli imperi attuali, e da quelli del passato, il nostro sistema giuridico dovrà integrare la Corte Penale Internazionale (CPI) come organo giudiziario ufficiale, rendendola parte integrante della sua architettura legale. Questo garantirà che i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e il genocidio siano perseguiti senza interferenze politiche e con piena autorità sovrana.
L’integrazione della CPI nella giurisdizione Europea sarà un passo storico per garantire giustizia universale su tutto il territorio europeo, fornire alla CPI un riconoscimento effettivo e un potere reale e per dare all’Europa una leadership nella protezione dei diritti umani e nella lotta ai crimini di guerra.
In questo quadro, la CPI dovrà essere integrata come organo giudiziario specializzato, con competenza esclusiva su Crimini contro l’umanità, genocidio, crimini di guerra e crimini contro la pace. Questa integrazione garantirà che nessun cittadino, leader o esercito europeo possa sfuggire alla giustizia internazionale, rafforzando lo Stato di diritto e la credibilità dell’Europa nel mondo.
La Cittadinanza Europea
L’Europa non può essere solo un progetto politico o economico: deve essere prima di tutto un progetto civico e identitario. La Cittadinanza Europea sarà la cittadinanza unica all’interno dei confini europei. Il documento di identità sarà unico per tutti gli europei, e sarà elettronico. Ogni cittadino godrà dei pieni diritti politici, della piena tutela giuridica e della libertà di residenza e occupazione.
Ogni cittadino residente nelle circoscrizioni europee che avranno approvato il referendum acquisirà di diritto la cittadinanza, ed i suoi figli la otterranno per diritto di sangue. Tuttavia la cittadinanza europea dovrà essere anche meritocratica nel riconoscimento della cittadinanza, e dovrà essere concessa anche ai cittadini non europei che abbiano dimostrato impegno e lealtà, attraverso uno dei seguenti percorsi:
1. Cinque anni di servizio militare o civile (Ius Militiae)
2. Eccezionali meriti accademici, scientifici, economici o culturali. (Ius Meriti)
3. Completamento di un ciclo di studi completo fino alla laurea presso un’università della Federazione. (Ius Scholae)
Una lingua per tutti
La nuova Costituzione Europea dovrà prevedere una lingua ufficiale. Premesso che in ogni caso tutte le lingue locali utilizzate ove le comunità locali lo richiedano, è pur necessario che tutti i cittadini possano riferirsi alle istituzioni pubbliche, e poter comunicare ufficialmente tra loro tramite una lingua comune. La lingua ufficiale europea dovrà essere la lingua principale delle istituzioni europee, dell’istruzione secondaria e universitaria in tutta Europa, della giustizia, della politica e dell’amministrazione.
Ogni cittadino europeo dovrà essere bilingue, parlando sia la lingua che la propria lingua nazionale. Questo modello è già adottato con successo in molte nazioni federali, come la Svizzera, il Canada e l’India. Questa lingua dovrà essere facile da imparare, facile da parlare, e funzionale per lo scopo. L’Inglese è certamente la lingua preferibile, essendo già parlata, o quantomeno conosciuta di base, da moltissimi cittadini.
La Capitale d’Europa
Vienna è la città ideale per diventare la Capitale della Federazione Europea, grazie alla sua posizione centrale, alla sua tradizione diplomatica e alla sua storia di convivenza tra popoli europei. Dal punto di vista storico, Vienna è la città che più di ogni altra conserva in sé l’eredità culturale europea. Politicamente parlando, è la capitale di un piccolo stato europeo, e la sua scelta non solleverebbe le gelosie di nessuno tra i più grandi.
Vienna è inoltre un vivace centro della diplomazia mondiale, ospitando già importanti organizzazioni internazionali come l’ONU, l’AIEA e l’OSCE. Non ultimo, la città è nota in tutto il mondo per la qualità della vita e per l’efficienza dei suoi trasporti, per l’efficienza dell’amministrazione pubblica e per la sua ottima gestione urbana. Affinché lo Stato possa operare in modo equo e senza favoritismi, l’Austria sarà essere trasformata in un Distretto Capitale.
Europa, Madre dei Popoli
Nessuna legge potrà vietare manifestazioni delle identità locali, le quali rimarranno appannaggio dei popoli. Un Fondo per la Cultura Continentale sosterrà iniziative volte al mantenere vivi i tratti culturali distintivi, incoraggiando lo studio delle lingue, l’artigianato e le occasioni sociali. Programmi educativi federali promuoveranno la conoscenza reciproca delle diverse culture europee. La tutela ed il tracciamento dei prodotti tipici eviteranno che questi vengano contraffatti sia in Europa che fuori dai nostri confini. La Costituzione Europea dovrà combattere l’omologazione culturale, promuovendo una civiltà che sia la sintesi delle nostre diversità: dialetti locali e minoranze linguistiche saranno tutelate per legge.
Meccanismo di ingresso e di secessione
L’ Europa dovrà avere regole trasparenti e oggettive per l’ingresso di nuovi Stati, a partire dai suoi requisiti:
1. Adesione ai principi democratici, allo Stato di diritto e all’indivisibilità dello stato europeo.
2. Adozione della moneta comune e delle leggi federali europee.
3. Disponibilità a cedere sovranità sulle competenze principali.
L’Europa dovrà essere uno stato inclusivo, e non tirannico, dove nessun popolo sia costretto a restare contro la propria volontà. Deve essere quindi previsto un meccanismo di secessione regolato, per evitare tensioni e conflitti:
1) Richiesta formale del governo della regione che vuole secedere.
2) Approvazione della secessione tramite referendum nazionale.
3) Un periodo di transizione di almeno cinque anni, per gestire la separazione economica, militare e politica.
4) Accordo per l’utilizzo comune delle infrastrutture federali, o per il suo riscatto da parte della regione uscente;
5) Accordo per il corrispettivo delle elargizioni federali durante il periodo di federazione, tramite rimborso progressivo al tesoro o di un piano di acquisto di titoli di stato federali fino al raggiungimento dell’ammontare concordato.
6) Accordo su questioni strategiche, come debito pubblico, confini e sicurezza.
FAQ
Come può funzionare uno Stato europeo senza Stati nazionali?
Il potere sovrano sarà detenuto da un’unica autorità, legittimata dalla Nazione Europea, non dai governi.
Il Presidente europeo non rischia di avere troppo potere?
No, perché sarà controbilanciato da un Parlamento bicamerale e da un’Assemblea dei Cittadini. L’equilibrio dei poteri è garantito.
L’Assemblea dei Cittadini non rischia di essere solo decorativa?
No: avrà poteri effettivi di veto, proposta e controllo. Sarà una vera terza camera, digitale, diretta, trasparente.
Davvero possiamo unificare 27 sistemi giudiziari?
Sì, come hanno fatto la Germania, l’Italia e altri paesi nel loro processo di unificazione. Il Corpus Juris Civilis Europeo sarà frutto di una sintesi evolutiva, non di un’imposizione.
E se alcuni popoli non vorranno aderire?
Saranno liberi di restare fuori. Ma se vorranno rientrare, dovranno farlo secondo regole condivise. La Nuova Europa sarà aperta, ma non disposta a farsi bloccare da chi si oppone per paura.
La lingua ufficiale non penalizzerà chi non parla inglese?
No, perché sarà una seconda lingua comune, accanto a quella locale. Un modello già adottato con successo in Svizzera, India, Canada.
Come si impedisce che il centralismo europeo opprima le autonomie locali?
Garantendo il principio del libertarismo istituzionale: le regioni avranno piena libertà organizzativa, purché rispettino la Costituzione.
Non è rischioso costruire uno Stato senza prima risolvere i conflitti culturali interni?
È proprio uno Stato forte e giusto che può creare un terreno comune per superare le divisioni. L’unità viene dopo la giustizia, non prima.
Davvero i cittadini accetteranno di avere una sola cittadinanza europea?
Già oggi milioni di cittadini si sentono europei. La cittadinanza europea sarà più forte, più protetta, più utile. E sarà estesa anche ai meritevoli non europei.
Vienna come Capitale d’Europa non è una scelta arbitraria?
No: è una città simbolica, centrale, neutrale, storicamente inclusiva. Ed è già sede di importanti istituzioni internazionali.
3 – Europa Potenza
Essere Potenza
La Nuova Europa non potrà sottrarsi alle sue responsabilità storiche, né potrà difendere la sua sovranità senza essere una Potenza. Non un impero, né una supremazia militare, ma una Nazione capace di generare ricchezza, di garantire sicurezza ed equilibrio internazionale, di promuovere un modello di civiltà che sia un primato nel mondo.
Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è raggiungere la capacità di essere una potenza economica e tecnologica unitaria, sovrana nella produzione, nelle infrastrutture, nell’energia, nelle comunicazioni e nella protezione dei dati. Solo così, forti al nostro interno, potremo ottenere il rispetto nel mondo.
L’Europa si doterà di un meccanismo unico di finanziamento della spesa pubblica, tramite l’emissione di Titoli di Stato Europei e la costituzione di Fondi Sovrani Europei che abbiano la capacità di investire massicciamente nei settori strategici: tecnologia avanzata, AI, semiconduttori, difesa, biotecnologie, infrastrutture, sovranità alimentare. Con i titoli di stato federali il debito sarà garantito dall’intera economia continentale, riducendo i rischi ed i costi di finanziamento.
La credibilità dei titoli permetterà un piazzamento del debito pubblico a tassi di interesse molto bassi. I titoli di debito pubblico saranno non soltanto venduti sul mercato tradizionale, ma anche utilizzati come strumento di pagamento della pubblica amministrazione: su base volontaria, pensionati e dipendenti pubblici potranno ricevere il Trattamento di Fine Rapporto o una parte della pensione in Eurobond i quali, in quel caso, non saranno tassati come reddito, o saranno tassati in misura minore. Il finanziamento del debito pubblico procederà sulla base di precise limitazioni all’acquisto da creditori esteri e da grandi creditori, in modo da evitare attacchi speculativi sul debito sovrano.
L’economia globale non ha rispetto per i piccoli Stati. Francia, Germania, Italia, Spagna e gli altri Paesi europei da soli non possono competere con le superpotenze economiche. Solo un’economia unificata può proteggere le industrie europee e garantire prosperità.
L’attuale sistema di gestione delle crisi industriali non funziona. Oggi, le crisi industriali vengono gestite in modo disorganico e inefficace, spesso lasciando che aziende strategiche chiudano o vengano svendute a investitori stranieri. Le principali problematiche attuali sono:
- – Mancanza di un piano per la difesa dell’industria europea;
- – Interventi statali limitati e non coordinati;
- – Predominio della finanza sulla produzione, con imprese distrutte da speculazioni e acquisizioni ostili;
- – Politiche economiche miopi, che lasciano fallire settori strategici senza investimenti di lungo periodo;
L’Europa dovrà concepire il suo tessuto industriale come un organismo unico: un Fondo Sovrano Industriale sosterrà le imprese strategiche, e lo stato interverrà nei momenti di crisi tramite l’Istituto Europeo per la Ricostruzione Industriale. Il compito di questo ente pubblico sarà quello di salvare le aziende strategiche in difficoltà, ristrutturarle con investimenti, patti di produttività e nuova governance per poi restituirle alla collettività come cooperative di lavoratori o imprese rinnovate. L’Istituto sarà finanziato da tasse sugli extraprofitti, dai contributi federali, da prelievi progressivi e permanenti sulle aziende ristrutturate, e su obbligazioni ad alto rendimento istituite ad hoc.
Affinché l’industria europea possa prosperare, è essenziale la realizzazione di un ambizioso piano di infrastrutture che colleghi ogni regione europea ed abbatta realmente le barriere geografiche che oggi rappresentano un impedimento oggettivo allo sviluppo di grandi assembramenti industriali. Il Piano di Grandi Opere Rinascita Europea porterà allo sviluppo di:
- Una rete ferroviaria ad alta velocità e ad alta capacità unificata;
- L’interconnessione digitale capillare in fibra e 5G;
- Una rete energetica europea integrata;
- La modernizzazione dei porti e degli aeroporti;
- La creazione di Corridoi Logistici Continentali.
Per la realizzazione di Rinascita Europea sarà istituita l’Autorità per le Grandi Opere, che dirigerà i lavori, supportata dal Fondo Sovrano per le Grandi Opere e dall’Organizzazione Europea del Lavoro (di cui parleremo più avanti). L’Autorità per le Grandi Opere si occuperà di progettare le “Vie”, e integrare i progetti ex novo con la rete infrastrutturale esistente. La rete stradale sarà interconnessa con una Rete Energetica Europea Integrata, alimentata da fonti rinnovabili e collegata alle grandi centrali distribuite sul territorio. Impianti di stoccaggio pubblici garantiranno sicurezza e continuità nelle forniture. Quando il progetto sarà realizzato, ogni cittadino potrà raggiungere ogni luogo d’Europa potendo contare su un sistema viario e di rifornimento energetico, oltre che informatico, potente e costante.
Ogni progetto sarà supervisionato da comitati indipendenti e sarà accessibile ai cittadini attraverso piattaforme digitali.
Generare Potenza
L’energia è il motore della nostra civiltà. Senza un accesso sicuro, stabile e conveniente alle fonti energetiche, nessuna economia può prosperare, nessuna industria può funzionare e nessuna nazione può essere sovrana. Eppure, l’Europa oggi è dipendente dall’esterno, vulnerabile ai ricatti geopolitici e frammentata nelle sue strategie energetiche. Nel terzo millennio, la capacità di generare energia sufficiente a garantire i consumi civili e industriali è uno degli elementi cardine della sovranità.
Abbiamo assistito alle conseguenze devastanti della dipendenza energetica: crisi dei prezzi, instabilità economica, pressione politica da potenze straniere e una transizione ecologica lenta e caotica. Ogni Stato europeo gestisce la sua politica energetica in modo autonomo, senza una visione comune, con il risultato che siamo deboli e ricattabili dalle grandi potenze che controllano le risorse globali. Se vogliamo un’Europa indipendente, prospera e competitiva, abbiamo bisogno di una Politica Energetica Unica, che sfrutti tutte le tecnologie disponibili, compreso il nucleare.
Il sistema energetico sarà amministrato da un Ministero Europeo dell’Energia, il quale avrà il compito di coordinare la produzione e la distribuzione a livello continentale, garantire un mix energetico equilibrato e sovrano, e pianificare la transizione ecologica.
L’obiettivo è l’autosufficienza. La nuova Super Grid Europea sarà una rete unica di trasmissione, ad alta capacità e centralizzata. Completamente informatizzata, potrà permettere di eliminare sprechi e blackout, bilanciare produzione e consumo tra le regioni e raggiungere il surplus energetico per fare dell’Europa un paese esportatore netto di energia.
Il Mix energetico dovrà combinare rinnovabili, nucleare di nuova generazione e idrogeno verde, e l’Europa dovrà produrre autonomamente le batterie necessarie a stoccare la produzione. Il ricorso al gas naturale sarà la soluzione di transizione necessaria a coprire il fabbisogno energetico fino al raggiungimento dell’attivo di produzione.
Le energie rinnovabili devono essere parte fondamentale del nostro futuro, ma devono essere prodotte in Europa, senza dipendere da pannelli solari e batterie cinesi. Per questo proponiamo la realizzazione di un piano per la produzione europea di pannelli solari, turbine eoliche e batterie che si integri efficacemente con il nucleare, per garantire stabilità alla rete. Oltre a questo, riteniamo che sia essenziale la creazione di una rete europea per lo stoccaggio energetico, con investimenti in batterie di nuova generazione.
Difendere la Potenza
La capacità militare è l’ultima delle forme di dissuasione politica e di tutela degli interessi europei. Prima di tutto, il nostro nuovo Stato dovrà essere capace di proteggere la libertà e gli interessi dei suoi cittadini e delle sue aziende. Per questo è necessario prima di tutto difendere la sovranità in campo economico e in campo informatico.
La Sovranità Economica passa dal rafforzamento di un tessuto che ancora oggi è formato quasi completamente da piccole e medie imprese, incapaci di competere con i colossi che stanno monopolizzando la produzione mondiale. Se vogliamo costruire un’Europea forte e capace di competere a livello globale, dobbiamo favorire un processo di consolidamento industriale e finanziario, incentivando fusioni e acquisizioni tra aziende europee per creare grandi gruppi capaci di dominare i mercati.
L’Europa deve adottare una strategia economica chiara e mirata: un Piano Continentale per le Fusioni Strategiche. Le aziende che scelgono di fondersi o creano joint venture transnazionali all’interno dell’Europa godranno di corposi incentivi fiscali, finanziamenti agevolati, semplificazione delle normative e il supporto di una Banca Europea per il Consolidamento Industriale, le cui risorse saranno destinate al sostegno nei processi di fusione. Il piano dovrà prevedere, di contro, una severa regolamentazione per evitare che le fusioni diventino il pretesto per svendite ad investitori extraeuropei. Una Autorità Europea per la Concorrenza vigilerà affinché le fusioni rafforzino il mercato senza creare monopoli dannosi per lo Stato e per i consumatori.
Le principali minacce al sistema economico europeo sono attacchi speculativi contro la moneta ed il debito, bolle finanziarie, concentrazione della ricchezza e fuga di capitali. Nascerà un’Agenzia Europea di Regolazione Finanziaria (EuroFin) il cui compito sarà quello di monitorare e prevenire speculazioni sui mercati finanziari europei, regolare il sistema bancario e assicurativo per garantire stabilità e sicurezza, limitare le posizioni speculative sui titoli di Stato e sulla moneta europea per evitare attacchi finanziari e sorvegliare la concentrazione di capitali per impedire monopoli finanziari e oligarchie economiche. L’Istituto avrà poteri sovrani, indipendenti dagli interessi privati, e risponderà direttamente al Ministero delle Finanze.
Inoltre, l’Eurofin regolerà la tassazione sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza, per scoraggiare speculazioni a breve termine, imporrà limiti per le vendite allo scoperto, per impedire manipolazioni di mercato, ed imporrà il divieto di strumenti finanziari altamente speculativi che non abbiano valora produttivo per l’economia reale. Zone Finanziarie Franche (FFZ), create ad hoc per permettere il mercato della speculazione sui titoli, saranno il territorio nel quale sarà possibile operare speculazione pura, a patto che tali operazioni non escano dai limiti imposti da esse. Inoltre, EuroFin svilupperà un meccanismo di tassazione speciale per i patrimoni oltre una determinata soglia di grandezza, per favorirne la divisione ed evitare la costituzione di oligarchie finanziarie sul modello americano. Ciò sarà particolarmente importante nei settori delle telecomunicazioni, dei social, della stampa e dei servizi bancari, settori ne quali non soltanto la libera concorrenza, ma anche la libertà stessa dei cittadini rischiano di essere compromessi. Infine, la l’Istituto si occuperà di garantire che le aziende multinazionali che operano sul territorio europeo paghino le tasse su ciò che producono in Europa all’erario, combattendo l’elusione fiscale tramite paradisi offshore, se necessario imponendo in divieto di circolazione di capitali, merci e persone nei cosiddetti “paradisi fiscali”.
L’Europa, con la sua frammentazione politica e tecnologica, è oggi vulnerabile: i dati dei suoi cittadini, delle sue imprese e delle sue istituzioni sono ospitati su server controllati da potenze straniere, mentre le sue comunicazioni digitali dipendono da infrastrutture che non possiede. Questa situazione è insostenibile. Se vogliamo che l’Europa sia una potenza sovrana, dobbiamo riconquistare il controllo delle nostre reti, delle nostre informazioni e della nostra tecnologia. L’Europa ha bisogno di una Sovranità Informatica.
Oggi il 92% dei dati europei è ospitato su server stranieri. Le piattaforme di comunicazione e i sistemi operativi dipendono da aziende extraeuropee, le quali operano spesso in regime di quasi – monopolio.
La Sovranità Informatica è necessaria pe proteggere la privacy dei cittadini, impedendo a governi stranieri e aziende estere di sfruttare i nostri dati per fini commerciali o politici, difendere le nostre istituzioni democratiche, evitando manipolazioni elettorali e campagne di disinformazione e assicurare la sicurezza nazionale, impedendo attacchi informatici e sabotaggi alle infrastrutture critiche.Se l’Europa non riconquista la sua sovranità informatica, il nostro continente resterà una colonia digitale.
L’Europa garantirà la sovranità digitale tramite la creazione di un Cloud Europeo Sovrano, di un Sistema Operativo Europeo, libero da dipendenze straniere, e di una rete di comunicazioni proprietaria per i servizi pubblici e strategici. Ogni cittadino sarà formato all’autodifesa digitale. L’informatica sarà materia obbligatoria nell’educazione, e l’autodifesa digitale disciplina scolastica.
L’evoluzione tecnologica ha aperto a nuove frontiere di sovranità, nelle quali già oggi il confronto tra le grandi potenze appare serrato e inevitabile: telecomunicazioni, protezione dei dati, metaverso, spazio, comunicazioni ad alta velocità e ad alta capacità, generazione e distribuzione energetica sono solo alcuni dei nuovi campi sui quali l’Europa dovrà conquistare la sua indipendenza.
Lo spazio orbitale è il nuovo confine da difendere, e per farlo l’Europa dovrà dotarsi di una politica spaziale unitaria, con un’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che assimili effettivamente le agenzie spaziali dei singoli stati, vari un ambizioso programma di satelliti civili e militari autonomi, e costruisca infrastrutture di lancio proprie.
Lo Spazio non avrà per sempre soltanto una dimensione civile e scientifica: i recenti conflitti hanno dimostrato come la capacità di controllare le comunicazioni satellitari, e di guidare armi capaci di attraversare l’atmosfera sia la chiave di volta per ottenere vittorie significative sul campo di battaglia. Per questo l’Esercito Europeo (del quale parleremo tra poco) si doterà di un Comando di Difesa Orbitale, responsabile della protezione dei satelliti, dello sviluppo di tecnologie anti – satellite e della ricerca di strumenti di difesa e offesa capaci di operare nello spazio profondo.
Armare la Potenza
La difesa armata è l’ultima opzione a disposizione di uno stato per difendere la sua libertà, ma è anche la forma più esteriore di potenza, che da solo è capace di scoraggiare qualsiasi velleità da parte di dittatori, signori della guerra e nazioni ostili. Senza un esercito europeo forte, la nostra Nazione non avrà la capacità di far valere le sue posizioni nell’arena internazionale, e di scoraggiare atti di prepotenza che i nostri paesi subiscono ormai quasi quotidianamente da parte delle altre grandi potenze.
L’Esercito Europeo dovrà essere la principale istituzione securitaria del nostro continente, e la più importante forza armata del pianeta. Coordinato da un Consiglio di Sicurezza Continentale, dovrà comporsi di Esercito, Marina, Forze Aerospaziali, di una Forza di Intervento Rapido e di una Guardia Nazionale.
La forza di manovra principale dell’Esercito Europeo sarà composta da 10 divisioni corazzate e meccanizzate, 10 divisioni di fanteria leggera motorizzata, brigate di artiglieria e difesa missilistica, difesa antiaerea, forze speciali, genio militare, unità di guerra elettronica e cyber warfare, unità logistiche, brigate mediche e NBC. La riserva strategica sarà affidata alla Guardia Nazionale.
L’Aereonautica Europea sarà dotata di almeno 1.000 caccia multiruolo di quinta e sesta generazione (es. Eurofighter, Rafale, Tempest, FCAS) almeno 200 aerei stealth per attacchi di precisione e operazioni speciali, 100-150 aerei da guerra elettronica e sorveglianza avanzata. A questo dovranno aggiungersi velivoli per la Difesa Aerea e il Rilevamento, integrati con una rete di difesa aerea armata con sistemi missilistici avanzati (SAMP/T, Patriot) sistemi laser, bombardieri strategici stealth e convenzionali e forza nucleare aerotrasportata.
La dotazione di droni da ricognizione ed attacco dovrà essere massiccia, e coordinata con velivoli da guerra elettronica e supporto aereo ravvicinato. L’Aereonautica dovrà avere a disposizione forze speciali capaci di dispiegarsi velocemente, per proiettarsi in scenari di crisi globale. I comandi regionali dovranno assicurare la piena copertura e la prontezza di combattimento in qualsiasi momento, e basi avanzate sui territori d’oltremare e presso nazioni amiche garantiranno la capacità di proiezione militare in ogni angolo del Globo.
La Marina Militare Europea dovrà costituirsi di almeno 3 gruppi da battaglia portaerei e portadroni portaelicotteri d’assalto anfibio, almeno 30 cacciatorpediniere e fregate, almeno 30 sommergibili nucleari d’attacco e convenzionali per deterrenza e guerra sottomarina, almeno 30 pattugliatori d’altura oltre unità logistiche e da supporto.
Una forza di fanteria di marina sarà a disposizione, con capacità operative globali. I comandi regionali dovranno assicurare la piena copertura e la prontezza di combattimento in qualsiasi momento, e basi avanzate sui territori d’oltremare e presso nazioni amiche garantiranno la capacità di proiezione militare in ogni angolo del Globo.
Una Guardia Nazionale Europea rappresenterà una forza di riserva altamente addestrata e decentralizzata, capace di operare sia in supporto all’Esercito Europeo, sia per rispondere a emergenze interne, disastri naturali, crisi umanitarie e minacce alla sicurezza interna. La Guardia Nazionale Europea sarà suddivisa in unità specializzate, con compiti come la difesa delle infrastrutture critiche, il controllo dei confini e la gestione dell’ordine pubblico, la difesa antiterrorismo, la lotta al contrabbando e il supporto rapido in caso di calamità naturale.
La Forza di Intervento Rapido sarà un’unità composta dai migliori elementi delle forze speciali dell’esercito, dei paracadutisti e dei fanti di marina, pronta h24 per essere schierata in qualsiasi scenario e su qualsiasi fronte. Sarà schierata per proteggere il Presidente, le alte cariche della, le ambasciate e le missioni all’estero, per organizzare l’evacuazione dei cittadini dalle zone di guerra o colpite da disastri. Potrà essere inviata in operazioni di stabilizzazione e sicurezza internazionale, per operazioni di peacekeeping ad alto rischio, per operazioni di controspionaggio informatico o di sabotaggio e per interventi umanitari di alto profilo.
In un mondo in cui il potere militare continua a rappresentare un elemento fondamentale per garantire la sicurezza e la sovranità degli Stati, European Nation riconosce l’importanza di dotare l’Europa di un proprio Strumento di Deterrenza Nucleare. Questo è un requisito essenziale per assicurare la pace e la stabilità, sia all’interno del continente europeo sia nei confronti del resto del mondo.
L’esistenza di un arsenale nucleare non significa desiderio di guerra, ma al contrario, serve come strumento di dissuasione e protezione. La deterrenza nucleare non è un’arma di conquista, ma un meccanismo di autodifesa e stabilità. Un’Europa unita e sovrana deve possedere i mezzi necessari per garantire la propria sicurezza contro eventuali attacchi nucleari o minacce di estorsione geopolitica. In ossequio alla missione storica Europea, la Federazione collaborerà fin da subito con l’AIEA, sottoponendo volontariamente il proprio arsenale a controllo rigorosi e verificabili, definendo l’uso dell’arma atomica come unicamente difensivo nella propria dottrina militare, e vincolandone comunque il ricorso alle circostanze previste dal diritto internazionale.
Infine, per difendere il cyberspazio e contrastare le nuove tecnologie aggressive nel campo dell’intelligenza artificiale, l’Esercito Europeo dovrà dotarsi di una Divisione di Intelligence Digitale, con funzioni sia difensive che offensive, capace di contrastare gli attacchi informatici, dissuadere minacce statali e non statali, e proteggere infrastrutture e istituzioni.
FAQ
Non è pericoloso proporre un’Europa “potenza” in un contesto di guerre globali?
È pericoloso restare deboli. Una potenza non è per forza aggressiva: può essere garante di pace, se è autorevole. Solo chi è forte può permettersi di essere pacifico.
L’Europa non rischia di diventare statalista e dirigista?
No: lo Stato avrà un ruolo attivo nei settori strategici, ma l’economia resterà mista. Vogliamo protezione, non controllo.
Eurobond e fondi sovrani non creano un super-Stato centralizzato?
Creano strumenti comuni per problemi comuni. Non un super-Stato, ma uno Stato normale, che funziona come ogni altra potenza globale.
Non è troppo tardi per recuperare il gap industriale e tecnologico con USA e Cina?
Non è mai troppo tardi per smettere di perdere. Se l’Europa investe in sé stessa, ha ancora tutte le risorse per primeggiare.
Non sarà difficilissimo raggiungere l’indipendenza energetica?
Sì. Ma è necessario. E già oggi abbiamo tecnologie, risorse e competenze per iniziare una transizione reale, concreta, strategica.
Il nucleare non è superato o pericoloso?
Le nuove tecnologie (SMR, fusione) sono sicure, pulite, efficienti. Il vero rischio è restare dipendenti da chi produce energia al posto nostro.
Un Cloud Europeo e un Sistema Operativo Europeo non sono progetti irrealizzabili?
Sono ambiziosi. Ma inevitabili. E già in corso: GAIA-X, Thales, TNO, altri stanno ponendo le basi. Serve solo una volontà politica centrale.
Un esercito digitale europeo non rischia di violare la privacy?
No, perché sarà sottoposto a controllo democratico. Difendere lo spazio digitale è come difendere il territorio fisico: serve trasparenza e legittimità.
Una politica spaziale europea è troppo costosa?
Il costo della dipendenza è più alto. Lo spazio è la nuova dimensione della sicurezza. Non esserci significa essere esclusi dalle decisioni globali.
L’Europa può davvero diventare una potenza senza esercito?
No. Per questo nel punto successivo si proporrà una Difesa Comune e una Dottrina di Sicurezza Europea.
4 – Socialismo Europeo
Che cos’è il Socialismo Europeo
E’ la sintesi della più europea delle idee, armonizzata con la cultura del lavoro, con l’amor di patria e con la libera impresa. Non è l’assistenzialismo sterile, o lo statalismo burocratico del passato. E’ l’elemento di moderazione che riconduce l’economia, l’autorità dello stato e l’esercizio della libertà personale al loro scopo essenziale: la promozione di una società più ricca, più giusta e più equa. È una civiltà della giustizia, fondata sul riconoscimento universale della dignità umana e del valore del lavoro.
Nel progetto di European Nation, il Socialismo Europeo significa tre cose:
- Lavoro come cittadinanza: chi lavora costruisce la Repubblica, e va riconosciuto come pilastro della Nazione.
- Riscatto come dignità: nessuno è irrecuperabile, ogni vita può essere redenta con il contributo sociale.
- Partecipazione come giustizia: non basta ricevere diritti, bisogna anche costruirli insieme.
Il Socialismo Europeo è dunque un modello politico e culturale, capace di coniugare libertà individuale, solidarietà collettiva e responsabilità condivisa.
Civiltà del Lavoro
Vogliamo un mercato unico non soltanto nelle merci, ma anche nel lavoro. Trenta secoli di storia forniscono alla nostra nazione tutte le esperienze di pensiero possibili. Per questo non troviamo alcuna contraddizione nel riconoscerci liberali nelle istituzioni politiche ed economiche, e socialisti nella difesa dei diritti dei lavoratori, delle famiglie e dei più deboli. Vogliamo un mercato unico che non sia tale soltanto per le merci, ma anche per i lavoratori. Vogliamo realizzare il socialismo europeo del lavoro.
Nella Nazione Europea, il lavoro deve essere dignitoso, ben retribuito e garantire pari diritti. Non si tratta di trasformare l’Europa in un mostro statalista, ma un equilibrio tra mercato e giustizia sociale, in cui lo Stato garantisce diritti universali e regolamenta il sistema economico per prevenire gli abusi. I fronti principali sui quali dovrò dispiegarsi il Socialismo Europeo saranno i seguenti:
- Ogni lavoratore della Federazione avrà diritto a una retribuzione minima oraria, definita annualmente dal Parlamento, vincolata al costo della vita e indicizzata all’inflazione.
- La settimana lavorativa non potrà eccedere le 35 ore ordinarie, e le 5 straordinarie. Per raggiungere questo obiettivo, le aziende saranno sostenute da incentivi fiscali e progetti di riconversione organizzativa.
- Nessun lavoratore potrà essere penalizzato per non essere reperibile fuori orario. La disconnessione digitale sarà un diritto fondamentale garantito dalla Carta dei Diritti Europei.
- A parità di competenze e mansioni, tra uomini e donne, non potrà esistere alcuna differenza retributiva. I contratti nazionali saranno verificati e certificati da una Commissione Permanente.
- Le aziende che coinvolgeranno i dipendenti nella gestione dei profitti saranno incentivate;
- Sarà garantito il diritto di acquisto in forma cooperativa da parte dei lavoratori delle fabbriche che intendono delocalizzare fuori dai confini europei;
- Un documento pubblico, il Manifesto Europeo del Lavoro, firmato da imprese, sindacati e cittadini, sancirà i valori comuni del lavoro europeo: dignità, partecipazione, qualità, innovazione, cooperazione.
Il Manifesto Europeo del Lavoro
Ogni cittadino, sia esso lavoratore dipendente o lavoratore autonomo, deve avere accesso a forme di stabilità lavorativa e ai diritti sociali. Ogni cittadino potrà aprire una posizione lavorativa con il suo codice fiscale europeo, e sottoscrivere contratti di lavoro che rispettino le normative sul lavoro prescritte dal Manifesto Europeo del Lavoro. Questo codice normerà precisamente regole specifiche per ogni tipologia di lavoro, e sarà aggiornato annualmente sulla base delle nuove professioni che andranno a nascere.
Il Manifesto limiterà il precariato strutturale, proteggerà i lavoratori dai licenziamenti abusivi, prevederà un sistema informatizzato di riconversione professionale per il quale il lavoratore che si troverà in procinto di perdere il lavoro potrà avere accesso all’intera offerta continentale, partecipare a corsi di aggiornamento e vedere la sua mansione riconvertita più facilmente. Il Manifesto del Lavoro prevederà incentivi alle aziende che coinvolgono i lavoratori nella gestione, e che li fanno partecipare ai profitti. Garantirà infine il diritto di prelazione sull’azienda che intende delocalizzare, nella forma di cooperativa dei lavoratori: quando un’azienda volesse delocalizzare la produzione con l’intento di sfruttare il dumping sociale, i lavoratori avranno facoltà, prima che la delocalizzazione avvenga, di costituirsi in cooperativa e di acquistare lo stabilimento, per continuare a produrre nel luogo dove si trova e non perdere posti di lavoro. L’Istituto Europeo per la Ricostruzione Industriale potrà partecipare all’acquisto, sostenere l’avvio della nuova impresa cooperativa o rilevare interamente lo stabilimento.
L’Organizzazione Europea del Lavoro
Il fulcro del nostro piano per un Socialismo Europeo sarà l’Organizzazione Europea del Lavoro (ELO), l’istituzione attraverso cui la Federazione Europea assume pienamente il compito di organizzare la dignità sociale in forma politica, interpretando il lavoro come strumento di giustizia, integrazione e cittadinanza. Oltre a definire le regole comuni del lavoro e a garantire la mobilità lavorativa, l’ELO avrà il compito di ricostruire un patto tra la civiltà e le sue periferie sociali. L’ELO gestirà direttamente il programma di Grandi Opere, reclutando lavoratori tra i settori più fragili e bisognosi: i cittadini oberati da debiti, i detenuti e gli ex detenuti, gli immigrati che intendano intraprendere un percorso di integrazione nella nostra società.
L’ELO non sarà un semplice consorzio pubblico del lavoro: sarà il luogo in cui l’Europa accoglierà, formerà e restituirà dignità a chi è stato escluso. Ogni essere umano che vive sul suolo europeo, purché rispetti le leggi e voglia contribuire, ha il diritto a una nuova possibilità attraverso il lavoro. Nel progetto di potenza interna promosso da European Nation, la realizzazione delle Grandi Opere Europee non è solo una questione tecnica o finanziaria: è un atto politico di costruzione della Nazione Europea. L’Organizzazione Europea del Lavoro sarà lo strumento centrale per coordinare la forza-lavoro necessaria alla realizzazione di queste opere, garantendo qualità, giustizia sociale e impatto occupazionale diffuso.
L’ELO gestirà bandi pubblici, programmi formativi su scala continentale e centri di addestramento federali, per fornire lavoratori qualificati in ingegneria, edilizia, manutenzione, logistica e sicurezza.
L’Organizzazione Europea del Lavoro sarà l’ente responsabile della gestione di questo sistema, operando su tre livelli:
– Lavoro di riabilitazione per chi ha debiti economici verso lo Stato.
– Lavoro di riscatto per detenuti e condannati a pene alternative.
– Lavoro di servizio per chi vuole guadagnare crediti civici e benefici sociali.
I cittadini, inseriti nel sistema su base volontaria, saranno assegnati a diverse aree di lavoro, in base alle loro competenze ed alla necessità della federazione: dalla manutenzione delle infrastrutture pubbliche ai servizi ecologici, dalla protezione civile alle industrie di stato, dall’agricoltura alla logistica dell’esercito, i campi di applicazione sono potenzialmente tantissimi. Il lavoro nell’FLO garantirà, oltre che uno stipendio in linea con la media nazionale, l’acquisizione di crediti che potranno servire ai detenuti per ottenere uno sconto di pena, ai debitori per aver accesso ad un condono garantito dallo Stato, e ad un immigrato una agevolazione nell’ottenimento del permesso di soggiorno permanente. Un quinto dello stipendio sarà dedicato nel caso di debitori e condannati al risarcimento del danno, nel caso dei detenuti e degli immigrati come corrispettivo dei programmi di integrazione sociale.
Un Piano per l’Uguaglianza Sociale
In Europa più di 95 milioni di persone vivono a rischio povertà. Si tratta di un europeo su cinque. Il tasso di abbandono scolastico è in aumento, gli indicatori di disparità sociale si stanno impennando, ed il disagio sociale alimenta la criminalità, il degrado sociale e urbano, l’inerzia e la disillusione di interi settori della popolazione. Serve un grande Piano per l’Uguaglianza Sociale che riduca le disparità economiche e sociali attraverso investimenti mirati.
Il Diritto alla Casa
L’Organizzazione Europea del Lavoro sovrintenderà alla realizzazione di Alloggi Sociali (Eurohouse) in quartieri residenziali d’avanguardia, a bassa densità, forniti di servizi sociali e di spazi verdi. La progettazione dei quartieri sarà affidata alle università, le aziende private potranno partecipare alla loro costruzione in consorzi coordinati dall’Organizzazione Europea del Lavoro (di cui parleremo più avanti). La proprietà sarà acquisibile tramite quattro modi:
- – Piano a Riscatto Agevolato: il cittadino verserà una quota non superiore ad un quinto del suo reddito a titolo di canone d’affitto, calcolato anche come acconto prezzo. Fintanto che le sue condizioni di reddito e il suo rating sociale rimarranno in linea con quanto previsto, l’acquisto procederà gradualmente e, al pagamento dell’ultima rata, l’immobile passerà nella sua completa proprietà.
- – Credito Sociale Europeo: Per le famiglie numerose e a basso reddito la Banca Centrale Europea finanzierà un piano di mutuo a tasso zero. In questo caso il diritto alla proprietà sarà limitato al pieno godimento del bene, ma nel caso di rivendita per l’acquisto di altro immobile il cittadino dovrà versare allo Stato il 9% di imposta di registro sulla rendita catastale dell’immobile rivalutata.
- – Acquisto Tramite Lavoro: Il cittadino che aderisca all’Organizzazione Europea del Lavoro potrà lavorare ore extra per acquisire crediti da scontare nell’acquisto di una Eurohouse. Parte di essi verranno corrisposti a prescindere al termine del periodo di lavoro come corrispettivo del Trattamento di Fine Rapporto. Gli altri saranno accumulati nelle ore aggiuntive di lavoro (comunque non superiori a 10 settimanali) e scontate dal prezzo di acquisto.
- – Acquisto per Meriti Speciali: il cittadino a basso reddito, o con numerosi figli a carico, o aderente all’Organizzazione Europea del Lavoro che si sia distinto per meriti speciali potrà essere presentato come meritevole di una Eurohouse: il comitato etico dell’Organizzazione Europea del Lavoro assegnerà ogni anno un certo numero di Eurohouse a coloro che si saranno distinti per meriti civili e del lavoro.
L’Assemblea dei Cittadini potrà monitorare i progetti di realizzazione, le graduatorie e le menzioni di merito per l’assegnazione per Meriti Speciali.
Previdenza e Vecchiaia
La Nuova Europa istituirà un Sistema Previdenziale Unico della Federazione Europea, con le seguenti caratteristiche:
– Una pensione garantita a ogni cittadino europeo dai 65 anni di età.
– Un importo pensionistico pari al doppio del salario minimo europeo o all’equivalente del salario medio netto europeo, scegliendo il valore più alto.
– Un prelievo unico sufficiente a finanziare il sistema, con aliquote chiare e sostenibili.
– Liberazione delle eccedenze contributive, per permettere a lavoratori e imprese di finanziare forme di previdenza privata o fondi aziendali, con incentivi fiscali.
Tutti i cittadini europei saranno iscritti a un unico ente previdenziale. Il calcolo pensionistico sarà basato su anni lavorati e media retributiva, con soglia minima garantita pari al salario medio netto europeo, rivalutato annualmente. Il sistema sarà alimentato da un contributo unico progressivo, con aliquote differenziate in base al reddito. Nessun lavoratore verserà più del necessario, nessun ricco potrà sottrarvisi.
Le aziende che creano fondi previdenziali consorziati con altre imprese avranno una tassazione agevolata, incentivando la previdenza complementare senza costringere i lavoratori a sostenere oneri eccessivi.
Con questo sistema, ogni cittadino avrà diritto ad una pensione dignitosa, indipendentemente dallo Stato in cui ha lavorato. Nessun pensionato dovrà vivere in povertà, grazie ad un sistema orizzontale che garantirà una dignità pensionistica a tutti.
Ogni cittadino potrà aderire liberamente a fondi pensione integrativi, in concorrenza tra pubblico e privato, secondo trasparenza, concorrenza e responsabilità.
Uguaglianza e Parità
Un Fondo Europeo per l’Uguaglianza Sociale, istituito annualmente, sarà destinato a colmare diseguaglianze regionali, sostenere l’imprenditoria femminile e giovanile e garantire pari accesso al credito, all’impiego e alla casa.
Il sostegno alle fasce più deboli sarà garantito da una Social Card Europea, una tessera digitale per i cittadini in stato di povertà temporanea, sulla quale sarà accreditato un sussidio mensile vincolato a beni primari. La sua validità sarà rinnovabile e controllata, e sostituirà ogni forma di “assegno” “sostegno” o “bonus” attualmente presente. In questo modo ogni cittadino senza reddito, lavoro o proprietà, riceverà un reddito minimo sufficiente a vivere in dignità, purchè possa essere speso unicamente per l’acquisto di beni essenziali, per il pagamento di un affitto o per minimi generi di conforto.
Infanzia e Natalità
Ad ogni nascita verrà erogato un Reddito di Natalità in scaglioni decrescenti fino ai 25 anni, cumulabile con altri benefici, come la Social Card, l’accesso preferenziale ai servizi pubblici, ed un incentivo per i nuclei familiari numerosi.
I congedi parentali saranno equamente distribuiti tra i genitori, i quali potranno usufruire di smart working garantito fino al compimento del decimo anno di età del figlio, o concordare con il datore di lavoro orari flessibili. I congedi dal lavoro per sciopero del personale delle scuole saranno riconosciuti senza dover attingere a ferie o permessi.
Gli asili nido saranno inclusi nel Sistema Educativo Nazionale, finanziati dallo Stato in modo che i cittadini possano usufruirne gratuitamente, come gli altri gradi di istruzione pubblica.
Una rete di presidi pediatrici federali assicurerà la copertura sanitaria e vaccinale.
FAQ
Non è questa solo una riproposizione del socialismo novecentesco, statalista e fallimentare?
No. Il Socialismo Europeo non vuole uno Stato padrone, ma uno Stato garante. È un modello di giustizia attiva, partecipativa e non assistenzialista. Mira a restituire potere ai lavoratori e dignità ai cittadini, senza creare dipendenza dal pubblico.
Come si finanziano tutte queste misure? Salario minimo, casa, natalità… chi paga?
Il nuovo Stato europeo avrà un bilancio autonomo, con eurobond, imposte dirette continentali e risparmi derivanti dalla razionalizzazione di 27 burocrazie nazionali. La spesa sociale sarà vista come investimento produttivo, non come costo.
L’Organizzazione Europea del Lavoro (ELO) non rischia di diventare una nuova burocrazia inutile?
No: la ELO è pensata come una struttura operativa, digitale, territoriale, con personale selezionato per missione e risultato. È un’agenzia del riscatto, non un ufficio di collocamento. Lavora nei cantieri, nelle scuole, nei quartieri, insieme ai cittadini.
Non c’è il rischio che il “lavoro civico” sia sfruttato o usato per sostituire posti regolari?
Assolutamente no. Il lavoro civico è transitorio, volontario, tracciato e garantito. Serve a reinserire nel mondo del lavoro chi è rimasto escluso, non a tagliare costi. Nessuno verrà obbligato, e nessun posto verrà sostituito.
Il diritto alla casa non è una promessa irrealistica? Lo dicono tutti da decenni.
La differenza sta nel modello. Il nostro non è assistenziale, ma fondato sul merito e sull’impegno. Le Eurohouse saranno pubbliche, modulari, sobrie ma dignitose. Verranno riscattate con lavoro, formazione, o contributo civile, non con debiti.
La previdenza unica non penalizza chi ha versato di più?
No. Chi ha versato di più potrà accedere a pensioni integrative, ma il sistema di base sarà uguale per tutti, con una soglia minima garantita. Il principio è che nessuno invecchi nella miseria.
Il salario minimo europeo non rischia di danneggiare le piccole imprese?
Il salario minimo sarà progressivo per settore e territorio, accompagnato da sgravi, formazione e accesso facilitato al credito. L’obiettivo non è schiacciare le imprese, ma alzare il fondo della scala e porre fine alla competizione al ribasso.
Reddito di natalità, social card, asili gratuiti… non state incentivando l’assistenzialismo?
No: stiamo togliendo ostacoli strutturali alla genitorialità. I servizi saranno vincolati all’uso corretto, e i benefici modulati su reddito e comportamento. È un welfare universale, ma responsabile.
Il vostro modello non scoraggia lo sforzo individuale e il rischio d’impresa?
Al contrario. Chi innova, crea lavoro, rispetta le regole avrà più credito, meno tasse e più libertà. Il nostro è un socialismo che premia il contributo, non l’inerzia. Nessun divieto, ma nessun privilegio parassitario.
Che differenza c’è tra il vostro Socialismo Europeo e il populismo redistributivo di certi partiti?
Il populismo promette senza costruire. Noi costruiamo senza vendere illusioni. Non vogliamo compratori di sussidi, ma cittadini attivi, fieri, partecipi. Il nostro modello è giusto, sostenibile e profondamente europeo.
5 – Europa Verticale
Un fisco sovrano, equo, meritocratico
Dopo aver garantito i diritti fondamentali al lavoro, alla casa, alla sicurezza sociale si pone il tema di come finanziare tutto questo. La risposta non è in una nuova tassa, ma in un nuovo patto di fiducia tra Stato e cittadino, tra impresa e collettività. Un patto che riconosce il contributo non come peso, ma come partecipazione, responsabilità, appartenenza. Così nasce Europa Verticale: un sistema fiscale chiaro, equo, finalizzato, tracciabile e premiale. Il cuore finanziario di una Repubblica adulta.
I principi dell’Europa Verticale saranno:
- Un solo sistema fiscale, che sostituisce le attuali 27 burocrazie tributarie;
- Flat tax di base al 15% per cittadini e imprese, ridotta al 5% per startup e autonomi di nuova attività;
- Tassazione Verticale: l’aliquota di partenza viene modulata in base ai comportamenti economici e civici;
- Ogni imposta ha uno scopo definito e confluisce in un fondo separato e trasparente;
- Ogni Dipartimento ha un sotto-bilancio pubblico, soggetto a rating di efficienza visibile ai cittadini;
- I cittadini possono votare, tramite l’Assemblea dei Cittadini, sull’impiego dell’avanzo di bilancio di ciascun fondo.
Ogni imposta avrà uno scopo specifico e sarà gestita in un fondo separato, destinato solo alla finalità per cui è stata creata. Ogni dipartimento avrà un sotto- bilancio dedicato, in modo che possa essere valutato sulla base della sua capacità di far fruttare il denaro pubblico in termini di produttività e controllo delle spese. Il rating di ogni dipartimento sarà pubblico, a disposizione dei cittadini, così come gli stipendi di ogni dirigente pubblico, di ogni capo dipartimento e di ogni altro quadro dirigente dello Stato.
Tassazione Verticale
Cittadini e imprese partiranno dalla stessa aliquota, la quale:
- Si ridurrà per chi assume con contratto stabile, investe in innovazione e welfare aziendale, garantisce parità salariale e rispetto delle regole, rispetta l’ambiente e certifica la filiera, si dimostra fiscalmente trasparente.
- Aumenterà per chi elude, evade o opera in paradisi fiscali, distribuisce utili senza reinvestire, abusa del precariato o riduce il personale per aumentare i disavanzi, inquina o rallenta la transizione verde, accumula capitale improduttivo.
Credito Sociale
In un sistema fiscale giusto ed efficiente, chi investe, assume, innova e rispetta le regole deve pagare meno tasse e avere più accesso ai fondi pubblici, mentre chi accumula dividendi senza investire o elude il fisco deve pagare di più.
Ogni comportamento virtuoso genererà un punteggio pubblico, il Credito Sociale. Il punteggio garantirà accesso prioritario a fondi, bandi e misure di sostegno, preferenza nei programmi per l’occupazione, la natalità e la formazione e assistenza in caso di crisi, ristrutturazioni o riconversioni industriali.
L’Agenzia per la Qualità Economica e Fiscale, organismo indipendente con mandato pubblico, valuterà annualmente le aziende e gli enti pubblici.
Gli attori economici saranno classificati in base a criteri oggettivi, tra cui:
1) Rispetto delle norme fiscali → Imprese ed enti che pagano regolarmente le tasse e non evadono avranno tassazione ridotta e accesso privilegiato ai fondi pubblici. Chi elude o evade, subirà aumenti di tassazione e restrizioni sugli investimenti pubblici.
2) Percentuale di investimenti rispetto ai dividendi → Le aziende che reinvestono la maggior parte degli utili in innovazione, ricerca e sviluppo avranno un’aliquota fiscale inferiore. Quelle che distribuiscono profitti senza investire saranno tassate di più.
3) Livello di retribuzione e condizioni di lavoro → Le imprese che garantiscono salari dignitosi e condizioni di lavoro eque avranno incentivi fiscali, mentre quelle che riducono il personale o abusano di contratti precari subiranno un carico fiscale maggiore.
4) Utilizzo di paradisi fiscali o elusione fiscale → Le aziende che spostano i profitti all’estero per eludere il fisco saranno tassate con una maggiorazione, mentre quelle che mantengono la produzione e la base fiscale nella Federazione Europea godranno di sgravi.
5) Sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica → Le imprese che investono in processi produttivi sostenibili e innovativi avranno benefici fiscali e maggior accesso ai fondi pubblici, mentre quelle che inquinano o non innovano saranno penalizzate.
6) Efficienza e trasparenza negli enti pubblici → Gli enti pubblici con una gestione efficiente e trasparente avranno priorità nei finanziamenti federali, mentre quelli che sprecano risorse subiranno tagli e controlli più severi.
L’Assemblea dei Cittadini, tramite la Piattaforma Digitale di Trasparenza Fiscale, potrà bloccare la deviazione dei fondi tramite referendum popolare, o richiedere un audit da parte della Corte dei Conti Europea sull’andamento di un Dipartimento con rating basso. Nello stesso modo, lo strumento di democrazia diretta permetterà di far decidere ai cittadini se una quota dell’avanzo di bilancio di un fondo sovrano dovrà essere o meno investita nella riduzione di una determinata tassa, o se investita in nuovi progetti.
Difesa del Lavoro
L’economia europea deve essere costruita su un principio di equità e merito. Se vogliamo un’Europa più equa, più innovativa e più dinamica, dobbiamo riformare la tassazione in modo che il capitale venga incentivato solo se produttivo, mentre la speculazione e l’accumulo sterile di ricchezza siano penalizzati. Per questo il nuovo sistema fiscale sarà basato sui seguenti principi:
– I guadagni reinvestiti in tecnologia, produttività e welfare aziendale devono essere tassati meno rispetto a quelli destinati all’accumulo di patrimonio;
– I patrimoni inutilizzati devono essere tassati più di quelli impiegati per esigenze sociali o di impresa;
– Le rendite finanziarie e di posizione devono essere tassate più dei redditi da lavoro;
– L’acquisto di azioni deve servire a finanziare le imprese, non alla speculazione;
– Le successioni devono essere tassate fortemente se superano i limiti essenziali per i bisogni esssenziali degli eredi;
Pagamento Elettronico Triangolato
L’istituzione di un Pagamento Elettronico Triangolato garantirà:
1) Un passaggio obbligato di ogni pagamento attraverso il Tesoro, che sottrarrà immediatamente l’IVA e le imposte dovute.
2) L’eliminazione di ogni obbligo burocratico per le imprese e i cittadini nella dichiarazione e nel versamento delle imposte.
3) Un sistema fiscale trasparente, equo e privo di evasione, dove nessun intermediario può sottrarre risorse pubbliche.
Ogni transazione economica passerà prima dal Tesoro, che tratterrà l’imposta, la tassa o il contributo dovuto prima di trasferire il denaro al venditore o beneficiario. Per garantire una transizione graduale e senza disagi, il sistema sarà introdotto in due fasi:
Fase 1 – Introduzione Agevolata: il sistema sarà facoltativo ma incentivato con agevolazioni fiscali per le imprese e i cittadini che lo adottano. Le aziende che utilizzano il pagamento triangolato avranno una riduzione dell’aliquota IVA o altre detrazioni. I lavoratori potranno beneficiare di una semplificazione totale della gestione fiscale. [Digitare qui]
Fase 2 – Obbligatorietà per tutte le transazioni: dopo un periodo di prova, il sistema diventerà obbligatorio per tutte le transazioni economiche. Le banche e gli istituti di pagamento saranno obbligati a implementare il sistema di passaggio automatico attraverso il Tesoro. I vecchi sistemi di dichiarazione IVA e trattenute fiscali verranno eliminati, con una drastica riduzione della burocrazia.
FAQ
Una Flat Tax al 15% non favorisce i ricchi?
No, perché non è fissa. È solo il punto di partenza. La Tassazione Verticale aumenta le aliquote per chi accumula senza contribuire, e le abbassa per chi assume, investe, rispetta l’ambiente e le regole. Non è un regalo ai ricchi: è un meccanismo che premia il merito sociale, non la rendita.
Chi decide se un’azienda “merita” di pagare meno tasse?
Lo decide un ente indipendente: l’Agenzia Europea per la Qualità Economica e Fiscale, che applica criteri pubblici, verificabili e oggettivi. Ogni azienda potrà consultare il proprio rating, sapere come migliorarlo, e contestarlo se ritiene ingiusta la valutazione.
Non è troppo complicato per il cittadino medio?
Al contrario. Il nuovo sistema semplifica tutto:
- addio dichiarazioni fiscali;
- addio ritenute complesse;
- ogni imposta è trattenuta automaticamente al momento del pagamento.
Il cittadino riceverà tutto sul proprio wallet fiscale e potrà seguire le proprie finanze in tempo reale.
Non rischiate di creare un sistema di controllo fiscale permanente?
No, perché ogni dato è sotto controllo pubblico, crittografato e accessibile solo all’interessato. Non è uno strumento di sorveglianza, ma di fiducia: il cittadino vede dove vanno le sue tasse e come viene valutato lo Stato. Inoltre esiste un Comitato per i Diritti Digitali con potere di blocco e audit.
Il sistema triangolato non è troppo invasivo per le imprese?
È più semplice, meno costoso e più equo. Le imprese non dovranno più gestire IVA, ritenute o dichiarazioni: il sistema trattiene tutto in automatico. Chi è onesto ne esce vincente. Chi evade, non potrà più farlo.
Chi garantisce che i fondi raccolti vengano usati bene?
Ogni imposta va in un fondo separato e finalizzato: salute, lavoro, scuola, ambiente…Ogni dipartimento avrà un rating di efficienza visibile online. E in caso di sprechi, i cittadini potranno chiedere un audit pubblico o bloccare i fondi via referendum digitale.
Che succede se una persona o un’azienda ha un rating basso?
Non viene punita, ma invitata a migliorare. Esistono fondi di transizione, formazione e sostegno. Nessuno sarà escluso, ma nessuno potrà più approfittarsi del sistema senza conseguenze.
Il sistema è sostenibile per le microimprese e gli autonomi?
Sì, perché parte da una flat tax ridotta al 5% per le attività di nuova apertura. Inoltre offre semplificazione totale, accesso diretto agli incentivi e possibilità di scalare il rating anche senza grandi capitali.
Che vantaggio ho come cittadino normale?
Saprai sempre dove vanno le tue tasse, potrai vedere lo stipendio di ogni dirigente pubblico, e votare sull’uso degli avanzi di bilancio. Se sei un contribuente corretto, avrai accesso preferenziale a fondi, reddito di natalità, servizi, sostegno in caso di crisi.
In sintesi: perché dovrei fidarmi di Europa Verticale?
Perché non ti chiede di pagare di più, ma di contribuire con giustizia. Perché toglie potere all’evasione, ai privilegi e ai trucchi, e lo restituisce a te. Perché ti considera un cittadino adulto, non un suddito fiscale.
6 – Il Primato Europeo
Essere Civiltà
L’Europa è un’idea di libertà ordinata, di giustizia operosa, di dignità attiva. È la sola terra al mondo in cui il potere, benessere e cittadinanza possono essere condivisi. In un mondo diviso tra il consumatore capitalista e il suddito totalitario, European Nation vuole costruire un terzo modello: l’Uomo Europeo. Non il consumatore, non il ssuddito, ma il cittadino esigente e responsabile. La nostra civiltà dovrà misurarsi nella formazione di donne e uomini capaci di pensare, creare, difendere, prendersi cura gli uni degli altri.
Il primo dovere della nostra Civiltà sarà quello di generare un modello umano all’altezza dei suoi valori. L’Uomo Europeo si educherà al merito, alla responsabilità e all’equilibrio. Potrà raggiungere il benessere, la libertà e il potere, purchè lo faccia con Onore. Considererà la libertà come un dovere condiviso, non come un arbitro individuale.
Una Pedagogia Nazionale
In primo luogo, la nostra pedagogia nazionale dovrà recuperare il concetto di Europa Eterna, ovvero di una civiltà nata dal progressivo innestarsi di nuove forze su un terreno già percorso da precedenti generazioni. Per questo in tutte le scuole di ogni grado dovrà essere introdotto un curriculum unificato di storia europea, che racconti il nostro passato senza distorsioni nazionalistiche. La nostra cultura sarà presentata come la sintesi tra le forze vitali che in ogni tempo l’hanno costruita, senza indulgere all’ecumenismo ma neanche cedendo alla distorsione localistica della storia.
Il sistema educativo dovrà promuovere un equilibrato patriottismo continentale, basato sulla consapevolezza che ognuno dei nostri popoli è parte di una grande civiltà comune.
La Pedagogia Nazionale dovrà promuovere l’idea di un nuovo modello di Uomo Europeo, un modello di cittadino che incarni i valori di identità, responsabilità e partecipazione attiva alla costruzione di una potenza europea sovrana. Egli dovrà essere pronto a spendersi per la comunità, partecipando alla sua edificazione nello studio e nel lavoro, e alla sua difesa nell’esercito o nella protezione civile. Ma anche pronto a difendere la sua cultura, consapevole delle minacce esterne di neocolonialismo culturale che spesso fungono da avanguardia della dominazione politica. E dovrà farlo non con l’oscurantismo o la censura, ma con la creatività, elaborando nuovi modelli di comunicazione culturale con i quali rafforzare la sua identità, senza temere il confronto.
Per far questo, dovrà recuperare una scala di valori che ponga le parole Libertà e Onore in testa. L’onore deve essere reinterpretato come un concetto che valorizza la coerenza tra parole e azioni, il rispetto per la dignità umana e il bene comune, l’impegno al miglioramento personale e collettivo, la meritocrazia basata su competenza e dedizione, l’accettazione delle responsabilità e delle conseguenze delle proprie azioni.
Infine, affinchè il miracolo evolutivo della società europea riprenda, dopo quasi un secolo di stagnazione, il modello educativo dovrà uscire dall’autoreferenzialità e dal nozionismo, per concentrarci sullo sviluppo delle capacità, sul team – building e sull’aggiornamento dei metodi di apprendimento. I programmi di studio dovranno essere orientati alla contemporaneità, sacrificando se necessario la nozionistica arcaica, in favore della nozionistica moderna e più funzionale.
L’Accademia Nazionale Europea
Per garantire che le menti migliori del continente ricevano un’educazione comune, di eccellenza e orientata alla leadership, sorgerà un’Accademia Nazionale Europea, un’istituzione di formazione d’élite, capace di selezionare e preparare l’intellighenzia politica, scientifica, diplomatica e militare. Questa Accademia non sarà solo un’istituzione educativa, ma il cuore della futura classe dirigente, integrando e potenziando il Programma Erasmus per trasformarlo in un vero sistema di selezione dei migliori talenti europei.
L’Accademia avrà campus in tutte le principali città europee, ed i suoi edifici saranno maestosi e centrali nel panorama urbanistico. Gli studenti saranno selezionati tra i migliori laureati delle università europee. L’accesso avverrà tramite concorso, basato su merito e competenze.
Un programma Erasmus riformato sarà trasformato in un meccanismo di selezione prioritaria, garantendo agli studenti esperienze in ogni paese europeo e la possibilità di svolgere un Gran Tour, durante il quale potranno, oltre che visitare il nostro continente, propagandare nelle scuole l’idea di una Elite appassionata e brillante.
Immigrazione ed Europeizzazione
Ogni anno centinaia di migliaia di migranti arrivano in Europa, fuggendo da guerre, povertà e crisi climatiche. La soluzione non è chiudere le frontiere o lasciare che ogni Paese gestisca il problema da solo. Serve una politica continentale sull’immigrazione, che trasformi in risorsa quello che oggi sembra un problema irrisolvibile.
Organizzazione Europea del Lavoro sarà un modello efficace per integrare gli immigrati che entrano in Europa. Invece di favorire una politica assistenzialista o una disordinata gestione dell’immigrazione, l’ELO garantirà che ogni immigrato che desidera vivere nella nostra Nazione contribuisca attivamente alla società e dimostri il proprio valore.
Questo modello si baserà su tre principi fondamentali:
– Lavoro come mezzo di integrazione;
– Selezione meritocratica;
– Apprendimento di cultura, lingua e valori europei.
La Federazione Europea attiverà, in accordo con governi locali e autorità internazionali, una rete di Hotspot federali di selezione e pre-formazione situati nei principali punti di partenza delle rotte migratorie. Lì verranno svolte selezioni trasparenti, orientamento linguistico e culturale, screening sanitari, corsi di formazione tecnica di base. Imprenditori e cittadini europei potranno iscriversi a liste dedicate di ricerca personale, nelle aziende o come collaboratori domestici. Negli Hotspot, inoltre, si effettueranno le selezioni per il personale necessario al soddisfacimento della domanda europea. I datori di lavoro che intenderanno avvalersene verseranno un contributo allo Stato per garantire ai candidati una formazione linguistica e culturale di base e formazione professionale per le mansioni richieste, in modo che quando i candidati, regolarmente assunti, raggiungeranno il loro posto di lavoro potranno iniziare da subito a lavorare con le basi necessarie ad essere già produttivi.
Chi invece aderirà al Progetto Europeizzazione, entrerà regolarmente in Europa con un permesso vincolato a un contratto con l’Organizzazione Europea del Lavoro. Lavorerà nei settori necessari alla costruzione dell’Europa: infrastrutture, assistenza, agricoltura strategica, sanità, logistica. Sarà tutelato, formato, integrato. Non ghettizzato. Dopo un periodo di lavoro regolare e continuativo, il migrante potrà accedere al permesso di soggiorno permanente, con pieni diritti civili e sociali. Dopo ulteriori anni di contributo leale e dimostrabile alla comunità europea, potrà fare richiesta di cittadinanza. Il primo permesso di soggiorno, della durata di sei mesi, fungerà da periodo di prova. Una volta superato quel periodo, il permesso sarà esteso per altri 12 mesi. Decorsi anche quelli senza condanne o fogli di via, il permesso verrà esteso a 3 anni, e sarà possibile il ricongiungimento familiare. Al termine dei 3 anni il permesso diventerà permanente, e si attiverà il percorso per il conseguimento della cittadinanza.
L’immigrazione clandestina sarà contrastata con forza, e chi calpesta le regole della Patria non potrà pretendere alcun diritto. Ma European Nation rifiuta la caricatura razzista e meschina di chi immagina la Patria come un bunker etnocentrico in decadenza, ripiegato su sé stesso, chiuso per paura del futuro. La nostra Europa è grande perché sa attrarre, non perché sa respingere. Il suo onore non è nella chiusura, ma nella capacità di civilizzare, di trasmettere sapere, di selezionare e formare chi vuole costruire con noi.
Fuori dal carcere, costruire l’Europa
- Con il progetto Fuori dal Carcere, Costruire l’Europa l sistema carcerario passerà da punitivo a riabilitativo, tramite un programma di riscatto attraverso il lavoro e la responsabilità sociale. I detenuti verranno impiegati in progetti lavorativi gestiti o approvati dall’Organizzazione Europea del Lavoro, garantendo condizioni dignitose, protette da un sindacato autonomo, che garantisca tutela dei diritti e formazione continua. Una parte del salario sarà destinata al risarcimento delle vittime, un’altra sarà destinata al mantenimento del detenuto ed al costo dei programmi di reinserimento.
I detenuti non dovranno soltanto lavorare, ma impiegare una parte del loro tempo in attività di pubblica utilità ed il tempo libero in attività ricreative che sviluppino passioni, interessi e desiderio di reinserimento. Il percorso di reinserimento sarà monitorato da assistenti sociali e psicologi, per una corretta valutazione del percorso riabilitativo. In alternativa al reinserimento lavorativo, il detenuto potrà scegliere di prestare servizio nell’esercito europeo o in corpi civili speciali, come il Corpo Civile per la Protezione ed il Recupero Ambientale, il Genio Militare e la Protezione Civile.
I detenuti potranno partecipare su base volontaria. l’accesso al programma avverrà previa valutazione psico – sociale: ogni detenuto verrà sottoposto ad un’attenta analisi per stabilire il percorso riabilitativo più adeguato, definito in un Piano di Crescita Personale. Il piano prevederà obiettivi personalizzati da raggiungere per ottenere crediti utili allo sconto di pena e all’accesso a programmi di lavoro esterno. Durante tutte le fasi del programma il detenuto sarà monitorato tramite braccialetto elettronico e colloqui con personale qualificato. L’infrazione delle regole o tentativi di sottrarsi alla custodia comporteranno crediti negativi, o il prolungamento della pena. Questo programma permetterà di ridurre l’affollamento carcerario, garantire crescita economica e sociale, un corretto reinserimento dei detenuti nella comunità, la riduzione significativa di fenomeni di recidiva.
Mai più ghetti
Isole di degrado sociale, periferie abbandonate: in Europa c’è un mondo sommerso che intrappola decine di milioni di persone e le costringe in una vita povera, precaria e ostaggio della criminalità. Un grande piano di risanamento riqualificherà i ghetti urbani, reinserendo i loro abitanti nel grande circuito sociale europeo. Un’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Interna e l’Inclusione avrà il compito di:
- – Coordinare e migliorare le operazioni di contrasto alla criminalità organizzata, terrorismo e bande locali in tutta l’Unione.
- – Creare di un database unico europeo per scambiare informazioni tra le forze di sicurezza degli Stati membri.
- – Costituire gruppi operativi speciali per intervenire nei quartieri ad alta criminalità.
- – Monitorare della criminalità digitale e stroncare i traffici illeciti online.
Contestualmente, dovrà promuovere le condizioni perché il risanamento dei ghetti sia definitivo: avviare investimenti pubblici per migliorare infrastrutture, edilizia sociale e spazi di pubblica utilità, programmi per la riqualificazione delle abitazioni popolari, edificare centri culturali e sportivi per promuovere l’inclusione e ridurre la delinquenza minorile.
Nuova Europa Verde
Uno dei primati europei nel mondo è la sensibilità verso i cambiamenti ambientali indotti dall’uomo. L’Europa può e deve non soltanto raggiungere un equilibrio tra progresso e tutela dell’ambiente, ma deve fare di questo un volano economico e un fiore all’occhiello mondiale. Per questo è necessario un Piano di Transizione Ecologica Sostenibile che unisca la tutela ambientale con la crescita economica e sociale, garantendo prosperità e benessere a lungo termine. Un’Agenzia per la Transizione Ecologica elaborerà un piano che preveda la Neutralità Climatica entro il 2050.
L’Obiettivo del piano Nuova Europa Verde sarà quello di raggiungere la piena neutralità attraverso l’uso di tecnologie avanzate e pianificazione socioeconomica. Il primo lavoro sarà quello di attivare un vero sistema di economia circolare basato sul riutilizzo dei rifiuti, tramite la progettazione di materiali riciclabili al 100% e l’imposizione di strumenti e protocolli che portino al completo riutilizzo, garantendo che ogni attività economica sia orientata alla sostenibilità. A tal fine dovranno essere creati distretti industriali circolari dove i rifiuti di un’industria diventino risorse per un’altra, il riconoscimento di Credito Sociale per le imprese che adottano sistemi di produzione a basso impatto ambientale, e programmi di riciclo e riutilizzo su larga scala per tutti i settori produttivi.
Parallelamente sarà progettata e realizzata una Rete di Mobilità Sostenibile Europea, da integrare con il piano delle Grandi Opere, di cui abbiamo parlato precedentemente. Il piano prevederà, tra le altre cose, la trasformazione di tutti i veicoli pubblici e la sostituzione delle infrastrutture energivore con nuove costruzioni, o nuovi impianti a bassa emissione. Infine, il progetto dovrà prevedere un programma di riforestazione massiva, di riqualificazione ambientale, di risistemazione dei paesaggi agricoli e degli strumenti di drenaggio e contenimento dell’acqua piovana, promozione di un’agricoltura sostenibile, creazione di aree naturali protette collegate da corridoi verdi per garantirne la biodiversità. Il Piano Nuova Europa Verde avrà cadenza quinquennale, sarà monitorabile dall’Assemblea in ogni suo progetto, e la forza lavoro sarà fornita dall’Organizzazione del Lavoro.
FAQ
Non state descrivendo un modello autoritario di cittadino ideale?
No. L’Uomo Europeo non è un automa obbediente, ma un cittadino consapevole. Non vogliamo ubbidienza cieca, ma disciplina scelta, responsabilità condivisa e libertà fondata sul dovere. È l’opposto di un totalitarismo: è una civiltà del merito e della partecipazione.
Perché serve educare a un “modello umano”? Non basta la legge?
Le leggi regolano il comportamento. Ma una Nazione si costruisce su esempi, visioni e valori incarnati.Educare al Primato significa dare forma a cittadini che sappiano servire la Repubblica e ispirare gli altri.
Non è elitario parlare di “classe dirigente” e Accademia?
Al contrario: l’Accademia sarà pubblica, accessibile, fondata sul merito e sull’impegno. Non creerà privilegi, ma selezionerà i migliori tra i volenterosi, da ogni estrazione. In una Nazione giusta, la leadership si conquista con fatica, non con ereditarietà.
Il vostro approccio all’immigrazione non è eccessivamente selettivo?
È giusto. Ma è anche esigente. Non promettiamo assistenza senza reciprocità. Chi entra legalmente e partecipa al Progetto Europeizzazione sarà integrato pienamente. Chi rifiuta regole, studio e lavoro, non potrà restare.
Perché i detenuti dovrebbero “lavorare” invece di scontare la pena?
Perché la pena deve servire a ricostruire, non solo a chiudere. Lavorare per la Repubblica non è un premio, è un modo per risarcire, redimersi e tornare utili.Non è sconto di pena, è trasformazione della pena.
Come si garantisce che il “Permesso Progressivo Europeo” non diventi discriminatorio?
Con criteri pubblici, verificabili, uguali per tutti. Il merito sarà misurato sulla formazione nella lingua e nella storia europee, nell’attività lavorativa o civile, e nella condotta. Non sarà il “colore della pelle”, ma il comportamento e l’impegno a determinare l’integrazione.
L’idea di risanare i quartieri marginali non è utopica?
È realistica se guidata da cittadini formati, fondi vincolati e un’Agenzia operativa. Non promettiamo miracoli, ma un piano strutturato: edilizia dignitosa, lavoro, cultura, sicurezza. Se uno Stato non parte dai margini, non ha diritto al centro.
Non rischiate di confondere identità con esclusione?
Al contrario: l’identità è ciò che consente di includere con senso. Senza una cultura condivisa, si creano ghetti paralleli, non convivenza. Il Primato Europeo è aperto a chi vuole entrarvi con rispetto e impegno.
Non è paternalista insegnare “educazione civica, onore, disciplina”?
È responsabilizzante. Viviamo in un’epoca che ha perso il senso del limite, del servizio, della coerenza. L’onore civile è ciò che distingue un cittadino maturo da un consumatore passivo. Educare a questi valori non è paternalismo. È cura della Repubblica.
Cosa rende l’Uomo Europeo diverso dal cittadino di altri Stati?
La consapevolezza che ogni libertà è costruita, non concessa. Che ogni diritto ha un volto, un’origine, un dovere dietro di sé. Che la sua missione non è consumare, ma contribuire, pensare, creare, proteggere. Questo è il Primato: non sentirsi migliori, ma investiti di una responsabilità sociale, oltre che personale.
7 – Pax Europae
Un Ordine fondato sul Diritto
European Nation proclama la sua missione con chiarezza: realizzare la Pax Europae, un’era di concordia tra le nazioni, basata sul diritto internazionale e governata da istituzioni forti e legittimate. l’Europa deve scegliere una strada diversa da quella intrapresa dalle altre grandi potenze: una via che affonda le proprie radici nella giustizia, nell’equità e nella concordia.
L’Europa deve essere la garante della pluralità e del rispetto reciproco tra i popoli, costruendo relazioni basate sul rispetto per le sovranità altrui, sull’applicazione imparziale del diritto internazionale, sulla cooperazione culturale ed economica volontaria. L’obiettivo non è l’egemonia globale, ma la stabilizzazione dell’ordine mondiale attraverso il diritto e la giustizia.
Questa missione storica si fonda su tre pilastri fondamentali:
- – Diritto e Giustizia Universale: Un sistema giuridico internazionale capace di risolvere le controversie senza ricorrere alla forza.
- – Sicurezza e Stabilità Mondiale: Un controllo effettivo sugli arsenali nucleari e sulle armi di distruzione di massa.
- – Concordia tra le Nazioni: La promozione della pace attraverso il dialogo, la cooperazione economica e culturale, e la protezione dei diritti fondamentali di ogni popolo.
Per realizzare questa visione, la Federazione Europa sosterrà l’attribuzione alla Corte Penale Internazionale dei pieni poteri di investigazione, arresto e detenzione sui territori dei paesi appartenenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite, e darà il buon esempio integrandole fin da subito, per costituzione, nel suo apparato legislativo. Sosterrà inoltre l’attribuzione all’AIEA non soltanto del diritto universale di verifica, ma anche di controllo sugli armamenti atomici, acquisendo il diritto di inibirne l’uso in caso di minaccia di conflitto nucleare. Infine, la Federazione Europea guiderà la costituzione di una Costituente del Diritto Internazionale che si occupi di redigere un Codice di Diritto Internazionale, e sulla base di questo di dirimere pacificamente le controversie tra stati, supervisionare ed approvare i trattati internazionali e verificarne la regolare attuazione.
Un nuovo Diritto Internazionale
l’Organizzazione delle Nazioni Unite dovrà divenire un organismo veramente capace di governare i rapporti tra gli stati sarà una priorità del governo europeo. La riforma dell’ONU dovrà tendere ai seguenti obiettivi:
- – Abolizione del diritto di veto da parte del Consiglio di Sicurezza;
- – Integrazione delle Risoluzioni ONU nella legislazione dei paesi aderenti;
- – Potenziamento del Tribunale Penale Internazionale e sua integrazione nella legislazione dei paesi aderenti;
- – Costituzione della Costituente del Diritto Internazionale e sua integrazione nella legislazione dei paesi aderenti;
- – Costituzione di una nuova branca operativa dell’ONU, il Comitato per la Supervisione delle Risoluzioni, che monitori l’implementazione delle risoluzioni ONU sia sul piano giuridico che su quello fattuale, e deferisca gli eventuali inadempienti;
Le Istituzioni ONU saranno le uniche autorizzate a sanzionare la correttezza dei trattati internazionali, i cui negoziati dovranno tenersi presso strutture neutrali, create ad hoc. I testi dei trattati saranno supervisionati dalla Corte del Diritto Internazionale, la quale si assicurerà che questi non contengano clausole vessatorie, e non violino il Codice del Diritto Internazionale. Nessun trattato siglato in assenza di questi requisiti sarà riconosciuto valido, e non sarà protetto dalla legislazione delle Nazioni Unite.
Geopolitca Europea
Vogliamo una geopolitica europea: lo stato dovrà avere una direzione autonoma rispetto alle altre grandi potenze, privilegiando gli interessi continentali e difendendo lo stato di diritto. Il Mediterraneo, il Mare del Nord e le frontiere orientali dovranno essere la priorità dell’Unione.
Il Mediterraneo dovrebbe essere sotto piena tutela europea. L’economia di tutti i paesi che vi si affacciano dovrà essere proiettata sul mare, protetta da una imponente flotta da guerra che tenga sicure le rotte e scoraggi le iniziative egemoniche delle altre grandi potenze. Lo stretto di Gibilterra e il Canale di Suez dovranno essere saldamente sotto controllo europeo o nel loro pieno e assoluto utilizzo. La creazione di un Consiglio del Mediterraneo, partecipato da tutti gli stati che vi si affacciano, dovrà monitorare che non si verifichino mai situazione di tensione tale da compromettere il loro armonioso sviluppo. Le risorse naturali presenti nelle acque internazionali dovranno essere sfruttate da consorzi partecipati in egual misura da tutti gli stati, ed i proventi dovranno sostenere prima di tutto le economie più deboli, per portarle progressivamente allo stesso livello di quelle più forti. Soltanto nella collaborazione sotto l’egida della Nuova Europa il Mediterraneo potrà vivere una seconda, grande stagione di centralità.
Rotte del Nord – L’aumento medio delle temperature globali potrebbe presto aprire una rotta navigabile a Nord. Il tratto europeo di questa rotta dovrà essere sotto il nostro controllo. La Groenlandia, l’Islanda e la Norvegia Settentrionale dovranno ospitare basi militari per la nostra marina da guerra. L’obiettivo principale è evitare che Russia e Stati Uniti bai passino l’Europa, o che si approfittino della sua debolezza per assicurarsi il controllo diretto o indiretto delle nostre terre settentrionali.
Medio Oriente – Un’Europa sovrana dovrebbe adottare una politica indipendente e strategica nei confronti del Medio Oriente, svincolandosi dalle influenze di USA e Cina e affermandosi come un attore diplomatico e militare capace di garantire sicurezza e stabilità nella regione senza cedere a logiche di dominio imperialista. L’obiettivo primario dovrebbe essere bilanciare le esigenze strategiche europee con lo sviluppo della pace, attraverso un approccio che unisca realismo politico, diplomazia e pressione economica e militare mirata. Il problema palestinese dovrà essere risolto una volta per tutte. Per questo l’Europa adotterà la politica di un unico stato cantonale, promuovendo la nascita di uno Stato di Terra Santa (tale sia per l’Islam che per il Cristianesimo, che per l’Ebraismo) neutrale per costituzione, diviso in cantoni e sotto la protezione europea. Né lo Stato di Israele, né lo Stato di Palestina saranno riconosciuti, fino alla nascita dello stato unitario israelo – palestinese.
Africa – Dovremo adottare una politica africana basata su pragmatismo strategico, sviluppo economico e sicurezza, evitando sia l’approccio neocoloniale del passato sia l’atteggiamento passivo che ha lasciato il continente sotto l’influenza di Cina, Russia e Turchia. L’obiettivo primario dovrebbe essere trasformare il Nordafrica e il Sahel in una zona stabile e prospera, riducendo i flussi migratori incontrollati e rafforzando l’indipendenza dell’Europa dalle potenze extra-europee. Elemento essenziale per il raggiungimento di questo obiettivo è l’arresto della desertificazione, con tecnologie già esistenti, ma da implementare.
Stati Uniti – Nei confronti degli USA dovremo perseguire una strategia mirata a liberarci dal controllo statunitense, riducendo progressivamente la dipendenza militare, economica e tecnologica dagli USA. L’obiettivo non è uno scontro diretto, ma una transizione graduale verso una posizione di autonomia strategica, facendo dell’Europa un polo di potere globale indipendente, capace di competere con Washington su tutti i livelli.
Cina – Nei confronti della Cina dovremo mantenere un atteggiamento prudente, volto ad incoraggiare l’evoluzione del regime di Pechino verso uno stato veramente libero, e in questo senso prima di tutto non oppressivo verso le sue minoranze, e non sleale nelle sue scelte di politica economica. Qualsiasi accordo commerciale o politico dovrà essere condizionato al rispetto di determinati standard rispetto ai diritti politici e umani, agli standard ambientali, in condizioni di parità e trasparenza.
Russia – Nessun compromesso con la Russia: l’unica opzione è la vittoria ucraina. Accettare un cessate il fuoco senza il ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati significherebbe legittimare l’aggressione e incoraggiare nuove invasioni. Qualsiasi trattativa che non preveda la completa liberazione dei territori occupati – compresa la Crimea – sarebbe un tradimento dei valori europei. L’Europa deve impegnarsi senza ambiguità per garantire all’Ucraina tutto il supporto militare necessario, compreso l’invio di armi avanzate e munizioni senza restrizioni, assicurare il sostegno economico e logistico, affinché l’economia ucraina possa resistere e prosperare nonostante la guerra, mantenere sanzioni severe e permanenti contro la Russia, fino alla completa ritirata delle forze di occupazione, e infine integrare quanto prima l’Ucraina nel sistema politico e militare europeo, per proteggerla da future aggressioni. Sostenere l’Ucraina fino alla vittoria non è solo un dovere morale, ma un investimento per la sicurezza dell’intera Europa.
Il nostro obiettivo sarà quello di sostituire l’influenza di Mosca nello spazio post-sovietico, favorendo la de-imperializzazione della Russia e la sua progressiva integrazione nella Nazione Europea. L’Europa dovrà favorire le istanze autonomiste all’interno della Russia, promuoverne l’allontanamento dal centro imperiale e, se possibile, la secessione ed il conseguente ingresso in Europa. L’obiettivo sarà promuovere le circostanze per le quali la Russia, abbandonati i suoi propositi militaristi e coloniali, maturi una coscienza nazionale europea, ed entri finalmente nella nostra comunità completando il ciclo di integrazione della cultura slava tutt’ora in corso.
FAQ
Non rischiate di trasformare l’Europa in una nuova superpotenza imperialista?
No. Pax Europae nasce proprio contro ogni forma di imperialismo. La Federazione Europea non vuole dominare, ma garantire ordine fondato sul diritto. Dove oggi comandano le armi, l’Europa propone la legge. Dove oggi decidono le lobby, l’Europa propone i popoli.
Perché serve una politica estera autonoma? Non basta restare alleati degli Stati Uniti?
Perché essere alleati non significa essere subalterni. L’Europa deve poter scegliere i propri interessi, mediare conflitti, rappresentare la propria civiltà. L’atlantismo cieco ha già mostrato i suoi limiti. È tempo di una terza via autonoma e giusta.
Non è utopico riformare le Nazioni Unite e il diritto internazionale?
È realistico, necessario e già in discussione in molte sedi. Le istituzioni internazionali, oggi paralizzate, devono evolvere o collassare. La Federazione Europea può essere la forza trainante di questa riforma, grazie alla sua coerenza giuridica e al suo peso economico e diplomatico.
Pax Europae significa fare guerra in nome della pace?
No. Significa non restare in silenzio di fronte alle aggressioni. La pace non si ottiene con la neutralità vigliacca, ma con la deterrenza giusta e il sostegno alle vittime. L’Europa non attacca, ma difende i principi del diritto internazionale.
Che diritto ha l’Europa di occuparsi di Africa o Medioriente?
Non si tratta di occupare, ma di cooperare da pari a pari. L’Africa e il Medioriente sono oggi campi di battaglia per potenze esterne. L’Europa vuole offrire infrastrutture, sanità, istruzione e stabilità, non debito e sfruttamento.
Non è rischioso sostenere in modo così radicale l’Ucraina?
È l’unica posizione coerente con il diritto internazionale. Non si può parlare di pace senza condannare apertamente l’aggressione e sostenere chi si difende. L’Ucraina non è solo un confine geografico. È un confine morale.
Come risponderete a Russia e Cina se si oppongono a questo progetto?
Con fermezza ma senza ostilità. Con la Russia imperialista non ci può essere collaborazione. Con la Cina, si può dialogare a condizione di reciprocità e trasparenza. Nessuna guerra fredda: solo difesa attiva dell’autonomia europea.
L’idea di una flotta europea e di basi navali comuni è davvero realistica?
È non solo realistica, ma indispensabile. Nessuna politica estera credibile può esistere senza strumenti civili e militari comuni. Oggi l’Europa spende il 70% di quanto spende la Cina in difesa, ma in modo disperso. Unificazione significa forza, efficienza, deterrenza intelligente.
Come garantirete che Pax Europae non diventi una maschera per interessi economici?
Con trasparenza istituzionale, controllo parlamentare e cooperazione multilaterale. Ogni missione sarà vincolata a obiettivi giuridici, e ogni intervento sottoposto a revisione democratica. L’Europa deve servire il mondo, non servirsi del mondo.
Qual è, in sintesi, la differenza tra Pax Europae e tutte le “missioni di pace” del passato?
La differenza è che qui la pace non è uno slogan. È un’architettura globale di giustizia e forza legittima. Non si esportano modelli. Si costruisce ordine. Non si interviene per interesse. Si agisce per diritto. Non si domina. Si serve.